Pena ridotta al prof che offriva cannabis agli studenti
La Corte d’Appello di Roma ha significativamente ridotto la pena inflitta a una docente, inizialmente condannata a 2 anni e 8 mesi di reclusione per aver offerto cannabis ai suoi studenti durante una sessione di studio presso la sua abitazione. La nuova sentenza riduce la pena a soli 4 mesi di reclusione e 800 euro di multa, con sospensione condizionale, ovvero senza dover scontare effettivamente la reclusione in carcere a meno che non si ripeta l’illecito o vengano commessi nuovi reati.
L’accaduto che risale al 2020
Il caso è emerso nel 2020, quando una studentessa dell’agenzia Formazione e Lavoro di Latina raccontò alla sua tutor che la docente le aveva offerto una canna, causando in lei un malore. Questo evento è stato confermato da altri studenti presenti durante l’incontro organizzato a casa della docente per preparare un esame.
Le testimonianze raccolte dalla Procura di Latina, guidata dal sostituto procuratore Giorgia Orlando, hanno rivelato un quadro allarmante. Oltre a offrire cannabis agli studenti durante la sessione di studio, la docente avrebbe discusso apertamente in classe del proprio uso di droghe, compresa la cocaina, normalizzando in tal modo comportamenti inappropriati e potenzialmente illegali.
Risarcimento di 10mila euro
Nonostante la riduzione della pena, la Corte d’Appello ha mantenuto una sanzione pecuniaria significativa e ha confermato il risarcimento di 10.000 euro alla Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza del Lazio, Monica Sansoni, che si era costituita parte civile nel processo. La docente dovrà inoltre sostenere le spese legali.
La sentenza riflette il riconoscimento della gravità del comportamento della docente, pur mostrando una certa clemenza rispetto al primo grado. La riduzione della pena potrebbe essere stata influenzata da fattori attenuanti o dal comportamento della docente durante il processo, ma sottolinea comunque la serietà dell’episodio e il potenziale danno arrecato ai giovani studenti coinvolti.
L’attenzione dei media e della società sul caso ha portato a un acceso dibattito sull’importanza della responsabilità degli educatori e sulla necessità di garantire un ambiente sicuro e privo di influenze negative per gli studenti. La vicenda ha sollevato interrogativi sulla gestione delle scuole e delle istituzioni educative, richiamando l’attenzione sulla necessità di un controllo rigoroso e di misure preventive per evitare che comportamenti simili si ripetano in futuro.
La decisione della Corte d’Appello
La decisione della Corte d’Appello di ridurre la pena, pur riconoscendo la gravità dell’atto, pone anche una questione importante riguardo all’equilibrio tra punizione e riabilitazione. Si potrebbe sostenere che la sospensione condizionale e la sanzione pecuniaria permettano alla docente di riflettere sugli errori commessi senza dover scontare una pena eccessiva, ma al contempo il messaggio inviato dovrebbe essere chiaro: l’abuso di sostanze stupefacenti e la loro promozione tra gli studenti non saranno tollerati.
Il caso evidenzia l’importanza di un comportamento etico e responsabile da parte degli insegnanti, che devono fungere da modelli positivi per i loro studenti. Anche se la pena è stata ridotta, la vicenda offre spunti di riflessione per la società e per il sistema educativo sul ruolo cruciale degli insegnanti nella formazione dei giovani e sulla necessità di garantire un ambiente sicuro e salutare per l’apprendimento.