I dati ufficiali riguardo la maggioranza femminile tra gli insegnanti
La presenza delle docenti è nettamente predominante sullo stesso ruolo al maschile. L’Italia conta una massiccia dose di donne dietro le cattedre, a partire dalle scuole dell’infanzia fino agli istituti superiori. In Europa ci sono altri Paesi che possono vantare la maggioranza femminile: Bulgaria, Romania, Lituania, Ungheria e altri dell’Est.
La suddivisione del corpo docente femminile nelle scuole
Come è facile intuire, presso asili e scuole elementari la presenza femminile è schiacciante: le statistiche indicano nel 99% l’insegnamento di maestre presso le scuole dell’infanzia, mentre il 96% è relativo alle scuole primarie. Invece, passando alle scuole medie e superiori, le percentuali scendono rispettivamente al 78% e al 67%. Mediamente, quindi, la percentuale complessiva di insegnanti donne nelle scuole italiane si attesta su un valore di poco oltre all’80%.
Queste percentuali contrastano relativamente con il ruolo di preside o di massimo dirigente scolastico: in questo caso, solamente il 45% degli istituti (in media) è gestito da una presidenza femminile. Nello specifico, se nelle scuole primarie la percentuale è del 56%, alle superiori tale valore scende drasticamente al 36%.
Considerando gli insegnanti di ruolo, le statistiche ufficiali del Ministero indicano come ben il 75% sia di natura femminile. Di questi, circa l‘83% possiede un contratto a tempo indeterminato.
La professione dell’insegnante in elevata crescita
La professione dell’insegnante da anni rileva la presenza di donne in netta crescita. Le motivazioni possono essere differenti, a partire da una maggior predisposizione psicologica e didattica verso un target di alunni di età prevalentemente tra 3 e 10 anni. Probabilmente il cosiddetto “senso materno” rappresenta una possibile caratteristica che fa propendere la donna a diventare maestra di asilo o elementare.
Negli ultimi 55 anni, l’incremento percentuale di docenti donne nelle scuole medie ha subito un deciso aumento pari al 18%. Se si analizza la scuola di secondo grado, si evince un balzo dal 48% al 67%.
Per quanto riguarda i ruoli di dirigenza scolastica è opportuno specificare che nelle cariche dirigenziali, le donne sono spesso svantaggiate, poiché sono chiamate a gestire situazioni familiari con ruoli di responsabilità particolari e complessi. Basti pensare alla gestione dei figli, al desiderio di maternità e a eventuali problematiche fisiche che accompagnano questi momenti. Inoltre, l’OCSE rileva come uno squilibrio nella professione dell’insegnamento tra uomo e donna possa derivare da vecchi stereotipi che proiettano la figura femminile dell’insegnante ad essere più propensa a questo genere di attività.
Tuttavia, lo stesso OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ritiene che sia opportuno rivalutare i compensi e il riconoscimento professionale degli insegnanti in generale, premiando ulteriormente i docenti più meritevoli, stimolandoli a rimanere nelle scuole per innalzare il livello dell’insegnamento a favore degli studenti e delle stesse scuole. In questo modo, secondo l’ente, ciò andrebbe a vantaggio sia per le maestre o insegnanti donna, sia per i professori e docenti uomini.