Studiare latino a scuola: a cosa serve?
Il latino è spesso considerato uno dei peggiori incubi a scuola, soprattutto quando si parla di versioni da tradurre. In realtà il latino non è propriamente una lingua morta, in quanto è presente nel quotidiano e non ce ne accorgiamo nemmeno: quante volete avete usato in un discorso le parole album, referendum, curriculum vitae, carpe diem, alter ego? Questi sono alcuni esempi per farvi capire che lo studio di questa lingua oltre a farci comprendere al meglio le nostre origini, ci apre anche la mente e ci fa scoprire vocaboli da poter utilizzare anche al giorno d’oggi. Forse per questo motivo nelle ultime ore è stata lanciata la proposta di aumentare le ore di studio di latino non solo nei licei classici, ma proprio in tutti gli indirizzi italiani?
Più ore di latino a scuola: la proposta
La proposta di studiare più ore di latino a scuola è stata lanciata dal professore di Italiano e Latino del Liceo Scientifico Leonardo da Vinci di Milano e docente dell’Università Statale di Milano, Marco Ricucci, che, all’interno di un articolo del Corriere della Sera, ha analizzato proprio la presenza di questa materia nei licei italiani: ricordiamo che con la riforma Gelmini del 2009 le ore di studio sono diminuite, dalle cinque ore a settimana alle due al Liceo Scientifico, per esempio. “Il ministro dell’Éducation Nationale Jean-Michel Blanquer ha annunciato, in un’intervista su Le Point, un ambizioso programma di ripristino del suo insegnamento nei licei, promuovendo un protocollo internazionale, firmato anche, per l’Italia, dal Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, per favorire lo studio del Latino nelle scuole”, scrive Ricucci sul Corriere.
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Latino nelle scuole italiane: cosa succede oggi
Negli ultimi anni la percentuale di iscritti al Liceo Classico si attesta intorno a un 6 per cento. Nonostante questo ancora ci si interroga sul senso formativo ed educativo e sul ruolo dell’istruzione classica: non a caso la Consulta Universitaria di Studi Latini (CUSL) e l’Università G. D’Annunzio di Chieti-Pescara hanno organizzano qualche settimana fa un convegno sul tema “Latino, scuola e società“, con lo scopo di aiutare il dibattito pubblico sul valore formativo della lingua e della letteratura di Roma, “più concretamente, al fine di scongiurare, come si legge chiaramente nella brochure del convegno, un frettoloso smantellamento dell’equilibrato impianto umanistico-scientifico che di quel progetto è alla base, e che il latino in particolare, contrabbandato come simbolo di una conoscenza inutile perché rivolta al passato, venga messo in discussione senza che se ne siano comprese fino in fondo le ragioni”, conclude Ricucci.