"Andrò a fare shopping. Acquisterò una maglia, un pantalone, piuttosto che una sciarpa". Quante volte abbiamo ascoltato (o peggio, usato) il piuttosto che con valore disgiuntivo? Un vezzo, diventato ormai moda dilagante, che vede la locuzione prepositiva diventare sinonimo di Oppure, laddove è omologa di Anziché, Invece.
Sull'argomento, già nell'ormai lontano 2002, intervenne con forza l'Accademia della Crusca, l'istituto nazionale per la salvaguardia e lo studio della lingua italiana.
Ecco quanto scrisse all'epoca l'organismo: "Non c'è giorno che dall'audio della televisione non ci arrivino attestazioni del piuttosto che alla moda, spesso ammannito in serie a raffica: «… piuttosto che … piuttosto che … piuttosto che …», oppure «… piuttosto che … o … o … », e via con le altre combinazioni possibili".
"Il piuttosto che nel senso di o si registrava già nei primi anni Ottanta. È un fatto che questa formula è generalmente ritenuta di provenienza settentrionale (il che già contribuisce, presso molti, a darle un'aura di prestigio): un vezzo di origine lombarda, ma ormai molto diffuso, è quello di usare la parola "piuttosto" […] nel senso di "oppure"".
"Basterà avere un po' di pazienza" conclude l'Accademia anche la voga di quest'imbarazzante piuttosto che finirà prima o poi col tramontare, come accade fatalmente con la suppellettile di riuso".
Attenzione però, perché il rischio ocntaminazione è dietro l'angolo: "In effetti, una volta appiattito semanticamente piuttosto che fino all'accezione del latino vel, non c'è ragione che non accada la stessa cosa ad anziché (e anche, di questo passo, a invece che, invece di)".