PRIMA PROVA MATURITA’ 2016: TEMA SULLA CRISI GRECA. E se alla prma prova maturità 2016 uscisse una traccia sulla crisi creca? Oggigiorno si sente parlare sempre più spesso di crisi: crisi finanziaria, crisi economica, crisi sociale. Ma cos’è una crisi? Ve lo siete mai chiesto? In quest’articolo vi proponiamo un tema espositivo sulla crisi che ha colpito un paese europeo molto vicino a noi, la Grecia e le motivazioni più importanti. Attenzione, leggete bene questo tema potrebbe essere, vista la sua grande attualità, una traccia della prima prova scritta d’italiano della Maturità 2016!
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MATURITA’ 2016, PRIMA PROVA. TEMA SVOLTO SULLA CRISI GRECA. Il XX secolo è un’epoca di crisi. In particolate la crisi finanziaria europea, legata ai nuovi sviluppi economici mondiali e dipendenti dalla finanza e dalle banche, nonostante la nascita di un mercato comune, e di una moneta unica, che doveva metterla (l’Europa) al sicuro, ha colpito passo, passo, e in modo diverso vari paesi, l’Irlanda, l’Islanda, il Regno Unito. Ma è in Grecia che la situazione è più drammatica delle altre. La crisi esplosa nell’autunno del 2009, ha fatto entrare la Grecia nella cerchia dei paesi a rischio: i PIGS, l’acronimo che raggruppa i Paesi europei che presentano una precaria condizione dei conti pubblici che, unita ad una scarsa competitività dell’economia nazionale, rendono incerta la capacità di ripagare il debito pubblico accumulato. Le ragioni della crisi devono essere ricercate nella struttura economica e politica del Paese.
La Grecia fino a qualche anno fa aveva un’economia fiorente e in crescita, il turismo e in particolare il settore pubblico erano due settori efficientissimi. La crisi finanziaria iniziata già dal 2008, ha mostrato i gravi problemi che, fino a quel momento, erano rimasti nascosti: conseguentemente al crollo dei due settori trainanti dell’economia greca, la spesa pubblica aumentò vertiginosamente e il debito pubblico crebbe del 54% in soli 4 anni. Circa l’80% delle spese statali era destinato a salari e pensioni del settore pubblico, tanto che lo Stato rappresenta tuttora il principale datore di lavoro, come dimostra l’alto numero di dipendenti statali presenti nel Paese, oltre settecentomila. L’aumento esponenziale dei salari pubblici, unita ad una età pensionabile molto più bassa della media Europea e alle agevolazioni e benefici fiscali molto più alti rispetto agli standard Europei, hanno provocato una crisi economica. A questa si aggiunse una massiccia evasione fiscale; secondo il Fondo Monetario Internazionale, il 75% dei lavoratori autonomi dichiarava un reddito minore al reale, al di sotto sotto del quale scatta l’esenzione fiscale, compiendo un’evasione fiscale facendo perdere, ogni anno, al governo miliardi di euro di tasse. Per giungere a una crisi generale di tale portata, che trascinò nel baratro la Grecia, hanno contribuito però anche altri eventi. In questi ultimi anni, infatti, la Grecia ha “confessato” di avere falsificato i conti per rientrare nei parametri previsti dal Trattato di Maastricht ed entrare nell’Euro nel 2001. Il nuovo premier eletto George Papandreou ha dovuto annunciare al mondo, che il precedente governo aveva mentito sulle cifre, corrompendo alcune agenzie di rating e banche d’investimento, affinché queste non rivelassero la quantità di denaro che Atene realmente chiedeva in prestito dai mercati. I bassi tassi d’interesse ottenuti in questo modo non erano usati per risanare il debito già esistente, ma per continuare ad alimentare la spesa pubblica, impiegandoli ad esempio per aumentare i salari dei dipendenti statali, e per mantenere un certo Welfare State.
Crisi economica, conti truccati, evasione fiscale e corruzione portarono la Grecia al tracollo finanziario. Il Paese rischiava il default così, il Parlamento Greco fu costretto a chiedere immediatamente aiuto finanziario al Fondo Monetario Internazionale, alla Banca Centrale Europea e all’Unione Europea,(che insieme, nell’ambito della politica dell’ Unione Europea, rappresentano, la Troika). Nel settembre 2011 venne attivato il cosiddetto “fondo salva-stati”, in cambio il Governo Greco, attuò una politica economica severa, attraverso tagli alla spesa e nuove tasse, pesanti misure per ridurre la corruzione ed evasione fiscale.
La crisi oggi non è ancora terminata, anzi la disoccupazione aumenta e il malcontento monta, così come la rabbia nei confronti della troika, considerata il simbolo delle politiche di austerità. La crisi greca non accenna a fermarsi; nonostante tutti gli sforzi dell’Unione Europea, ogni giorno centinaia di manifestanti si riversano nelle strade, scene di drammatica disperazione di chi non ha più niente, non riceva la pensione da mesi e non ha liquidità per comprare anche alimenti di prima necessità. Si parla addirittura della possibilità dell’uscita della Grecia dall’Area Euro e se così fosse creerebbe instabilità e forse contagio non solo nell’Europa ma anche a livello mondiale. Quella greca è una crisi emblematica, che rimarrà nella storia dell’Unione Europea, che è stata ferita forse, irrimediabilmente.
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