Il Festival di Sanremo 2025 ha visto emergere una figura artistica sorprendente: Lucio Corsi, che con la sua canzone ‘Volevo essere un duro‘ ha conquistato il secondo posto e l’ambito Premio della critica Mia Martini. La sua performance, definita come quella di “un alieno caduto sul palco dell’Ariston”, ha catturato non solo l’attenzione del pubblico, ma anche quella del professor Enrico Galiano, noto docente di italiano.
Il professore ha colto l’opportunità di trasformare questo successo musicale in un’occasione didattica, realizzando un’analisi approfondita del testo incentrata sull’uso dell’antitesi e di altre figure retoriche. Questa particolare interpretazione rappresenta un perfetto esempio di come la cultura pop contemporanea possa diventare uno strumento efficace per l’insegnamento della letteratura e dell’analisi testuale, rendendo l’apprendimento più coinvolgente e attuale per gli studenti.
Analisi del testo e figure retoriche
L’analisi di ‘Volevo essere un duro‘ rivela un sapiente uso dell’antitesi come elemento portante del brano. Il prof. Galiano evidenzia come questa figura retorica emerga dal contrasto tra aspirazioni e realtà:
“Volevo essere un duro” si scontra con “Però non sono nessuno”, creando una tensione narrativa che attraversa l’intera composizione.
Il testo si arricchisce attraverso l’enumerazione di stereotipi di forza: “Un robot / Un lottatore di sumo / Uno spaccino in fuga da un cane lupo”. Questa sequenza di immagini costruisce un catalogo di figure emblematiche che rappresentano la durezza desiderata dal protagonista.
L’anafora “non sono” rafforza la confessione delle proprie vulnerabilità: “Non sono nato con la faccia da duro / Ho anche paura del buio / Se faccio a botte le prendo”. La ripetizione enfatizza il tema dell’accettazione delle proprie fragilità.
Particolarmente efficace risulta la personificazione del tempo nei versi “Ma non ho mai perso tempo / È lui che mi ha lasciato indietro”, dove il tempo assume caratteristiche umane, diventando un antagonista attivo nella narrazione. Il brano si arricchisce ulteriormente attraverso metafore significative come “Cintura bianca di judo / Invece che una stella uno starnuto”, che sottolineano il contrasto tra aspirazioni e realtà quotidiana.
Implicazioni e messaggio generazionale
Il messaggio centrale della canzone di Lucio Corsi, come evidenziato nell’analisi del prof. Galiano, tocca un nervo scoperto della società contemporanea. Attraverso versi come “Quanto è duro il mondo per quelli normali”, l’artista dipinge un affresco della pressione sociale che grava sulle nuove generazioni, costantemente spinte a distinguersi e primeggiare.
Il brano diventa così una riflessione sulla difficoltà di accettare la propria ordinarietà in un mondo che celebra ossessivamente l’eccezionalità.
Galiano sottolinea come il verso “Non sono altro che Lucio” rappresenti il punto culminante di questo percorso di consapevolezza. L’apparente semplicità di questa affermazione nasconde una profonda verità: l’accettazione di sé, con tutte le proprie vulnerabilità e imperfezioni, costituisce paradossalmente l’elemento che rende ciascuno davvero unico. La canzone si trasforma quindi in un inno alla normalità, contrapponendosi al bombardamento mediatico che esige costantemente prestazioni straordinarie e risultati eccezionali.
Foto copertina via Open