Conosciamo purtroppo tutti la storia di Mahsa Amini, ragazza 22enne arrestata a Tehran dalla polizia religiosa perché stava indossando male l’hijab che è poi morta in circostanze poco chiare dopo 3 giorni, il 16 settembre scorso. Dalla sua morte sono state numerose le manifestazioni di solidarietà e protesta avvenute nel mondo. In particolare, quelle delle donne iraniane che negli ultimi giorni sono scese a migliaia nelle piazze per bruciare i loro hijab e tagliarsi i capelli per rivendicare i propri diritti. Perché ne parliamo in questa sede è presto detto: il motivo è legato ad un episodio di cronaca avvenuto in una scuola superiore romana. Cosa è successo?
Professore taglia capelli di studentessa iraniana
Siamo in una scuola superiore del centro della Capitale. Qui, un professore nella sua ora di lezione ha tagliato in classe i capelli di una studentessa di origine iraniana, senza il suo permesso. In particolare, mentre stava affrontando con gli studenti il caso di Mahsa Amini, si sarebbe avvicinato al banco della ragazza, che aveva vicino a sé un paio di forbici, dicendole: «Proprio tu, che hai origini iraniane, dimmi… non ti sembrerebbe giusto sostenere la lotta delle donne nel tuo Paese? Non ti taglieresti una ciocca di capelli per testimoniarlo?».
Ma, senza attendere la sua risposta – che sarebbe stata naturalmente negativa – le si è avvicinato e le ha tagliato una ciocca. La studentessa è rimasta pietrificata, mentre i suoi compagni di classe sono scoppiati a ridere. La famiglia non l’ha presa bene, come è ovvio dedurre. Tanto da segnalare il caso a chi di competenza. E il docente è finito sotto procedimento disciplinare. A riguardo si è espressa la Rete degli Studenti Medi. Che ha definito l’episodio gravissimo.
Pensavamo che gli abusi di potere da parte dei docenti appartenessero ad un’altra epoca. Oggi gli studenti hanno diritti e dignità riconosciuti da leggi e statuti. Non possiamo tollerare che si usi violenza su una studentessa e si rimanga impuniti. Speriamo che gli uffici competenti si attivino al più presto per fare luce su quanto accaduto e che partano delle procedure adeguate.
Ha dichiarato. Parole di condanna del gesto sono venute anche da parte di Eleonora Mattia, consigliera regionale e presidente della commissione Pari opportunità.
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