Docente incoraggia alunni con basso rendimento a non presentarsi alle prove invalsi
L’insegnante di una scuola primaria in Lombardia è finita sotto i riflettori dei media a causa di un comportamento che ha suscitato forte disapprovazione. L’insegnante avrebbe incoraggiato gli studenti con rendimento scolastico più basso a non partecipare alle Prove Invalsi al fine di migliorare la media dei risultati della classe. Ciò che rende la vicenda particolarmente controversa è la natura della proposta fatta dalla docente: agli studenti che si fossero assentati il giorno delle prove, avrebbe promesso un premio, mentre coloro che fossero andati a scuola sarebbero stati penalizzati con un voto in pagella.
La denuncia di un genitore
La denuncia di questo comportamento è partita da un genitore, rimasto anonimo per paura di ritorsioni. Il genitore, preoccupato per l’atteggiamento della docente e per le conseguenze che potrebbe avere sulla moralità e sull’equità del sistema scolastico, ha portato alla luce questa pratica attraverso una segnalazione ai media.
Le reazioni a questa rivelazione sono state immediate e di forte condanna. Le Prove invalsi sono concepite come uno strumento per valutare il livello di competenza degli studenti e per fornire al Ministero dell’Istruzione dati utili per migliorare il sistema scolastico nazionale. Queste valutazioni non hanno alcun impatto sul rendimento curricolare degli studenti e non dovrebbero influenzare i voti in pagella. La strategia adottata dalla docente va contro lo spirito stesso delle Prove invalsi, che è quello di ottenere un quadro accurato e trasparente delle competenze degli studenti in tutto il Paese.
La proposta dell’insegnante solleva una serie di questioni etiche e pedagogiche. In primo luogo, sembra creare una divisione all’interno della classe, mettendo gli studenti con risultati scolastici inferiori in una posizione svantaggiata e trasmettendo il messaggio che il successo si misura con il raggiungimento di risultati ad ogni costo, anche attraverso comportamenti discutibili. In secondo luogo, la minaccia di un voto in pagella per chi avesse partecipato alle prove aggiunge un ulteriore livello di pressione sugli studenti, che dovrebbero invece sentirsi incoraggiati a impegnarsi nel percorso scolastico senza timore di ritorsioni.
Provvedimenti qualora le accuse fossero vere
L’accaduto solleva domande importanti sull’integrità del sistema educativo e sulla necessità di un ambiente scolastico che promuova equità e inclusione. Le autorità scolastiche locali e il Ministero dell’Istruzione sono stati chiamati a intervenire per chiarire i fatti e prendere provvedimenti disciplinari nei confronti della docente, se le accuse fossero confermate.
Questo episodio, infine, stimola una riflessione più ampia sull’uso delle Prove invalsi e sulla pressione che possono esercitare su insegnanti e studenti. La ricerca di punteggi più alti non dovrebbe mai giustificare pratiche scorrette o discriminatorie. La scuola dovrebbe essere un luogo in cui tutti gli studenti sono incoraggiati a dare il meglio di sé, indipendentemente dal loro livello di rendimento, e dove l’etica e l’integrità sono valori fondamentali.