Le prove Invalsi, storicamente concepite come strumento di monitoraggio del sistema scolastico italiano, sono al centro di un acceso dibattito sulla loro reale funzione. Un reclamo formale è stato recentemente presentato al Garante della Privacy da parte della FLC CGIL, in collaborazione con diverse associazioni tra cui Cattive Ragazze ETS, Alas e Roars.
Secondo i promotori dell’iniziativa, queste valutazioni standardizzate si sarebbero gradualmente trasformate da semplice sistema di monitoraggio a vero e proprio strumento di valutazione individuale, sollevando importanti questioni sulla gestione dei dati personali degli studenti e sulla trasparenza dell’intero processo valutativo.
I dettagli del reclamo
Il cuore della contestazione riguarda la trasformazione delle prove Invalsi da strumento di monitoraggio del sistema scolastico a mezzo di valutazione individuale. Secondo i promotori del reclamo, questa evoluzione ha snaturato lo scopo originario dei test.
Il documento, firmato da due genitori dell’associazione Cattive Ragazze ETS, denuncia specificamente la mancata trasparenza nella gestione dei dati raccolti e la negazione del diritto di accedere e rivedere i risultati. Particolarmente problematico risulta il fatto che Invalsi giustifichi queste limitazioni affermando che le prove “non abbiano finalità didattiche” e che i punteggi vengano determinati attraverso un processo “parzialmente automatizzato”, impedendo così qualsiasi forma di contestazione o revisione degli esiti da parte degli interessati.
Raccolta dati e diritti degli studenti: i punti critici del reclamo
Tra gli aspetti problematici sollevati nel reclamo emergono la raccolta di dati personali sul contesto familiare e socio-culturale degli studenti, anche quando i genitori hanno espresso dissenso. Particolarmente critica risulta l’impossibilità di accedere alle codifiche delle domande e ai criteri di assegnazione dei punteggi, impedendo la contestazione di eventuali errori.
Preoccupa inoltre la classificazione come “fragili” di alcuni studenti, che rischia di causare stigmatizzazione anziché fornire supporto personalizzato. Queste procedure appaiono in contrasto con lo Statuto degli Studenti e con il Regolamento sulla Protezione dei Dati.
Richiesta di intervento e alternative alle prove standardizzate
I firmatari del reclamo sollecitano il Garante della Privacy ad intervenire per garantire una maggiore trasparenza nella gestione dei test Invalsi, richiedendo tutele concrete per studenti e famiglie riguardo al trattamento dei dati personali.
Contestualmente, viene avanzata al Ministero dell’Istruzione la richiesta di implementare strategie più efficaci contro la povertà educativa, suggerendo l’adozione di approcci pedagogici mirati che rispondano ai reali bisogni formativi degli studenti. Le organizzazioni sostengono che sia necessario superare la logica della valutazione standardizzata a favore di metodologie didattiche personalizzate, capaci di valorizzare i diversi stili di apprendimento e supportare concretamente gli studenti in difficoltà.