È bufera sullo svolgimento e sui risultati del recente concorso per diventare insegnanti: il metodo alla base dei quiz è sotto accusa, sono state rilevate infatti numerose irregolarità da parte dei candidati, i quali potrebbero presto avviare un’inarrestabile valanga di ricorsi.
Gli iscritti al concorso si sono ritrovati ad avere a che fare con un numero elevatissimo di quesiti sbagliati, oppure con più risposte esatte presenti tra le opzioni di risposta o, addirittura, quiz con la stessa domanda ripetuta più volte. Inoltre, a destare scalpore è stato anche il tasso di bocciature, circa il 90% agli scritti, rappresentati da una sola prova a risposta multipla con correzione automatica e istantanea.
Concorso insegnanti: quiz sbagliati e pioggia di ricorsi in arrivo
Le prove del concorso ordinario per la scuola secondaria, insomma, sono state accompagnate da continue segnalazioni di irregolarità ed errori che hanno spinto i partecipanti a tenersi pronti per i ricorsi, mentre i sindacati hanno coinvolto immediatamente il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, esigendo un intervento sui quesiti errati o formulati in maniera non chiara.
La Flc Cgil, tramite il segretario Francesco Sinopoli, ha scritto al ministro Bianchi, specificando che è “interesse della stessa amministrazione evitare il ricorso al contenzioso e, una volta esperite le opportune verifiche sui contenuti dei quiz, assumere le conseguenti decisioni tese a tutelare i candidati penalizzati”.
La Flc Cgil ha poi ufficialmente richiesto la diffusione dei dati relativi ai candidati che hanno passato le prove scritte, mentre la Cisl, con la neosegretaria Ivana Barbacci, ha diffidato il ministero “non avendo ricevuto risposte dopo aver segnalato diversi casi di errori”, riservandosi “di agire in giudizio per tutelare i nostri associati ingiustamente danneggiati».
I sindacati si sono rivolti al ministro Bianchi per far luce su quanto accaduto con i quiz sbagliati
Secondo poi le testimonianze raccolte dal sindacato Anief, “i pochi che hanno superato la prova scritta a quiz sarebbero concentrati su turni particolari (i pomeridiani) evidentemente più vantaggiosi. Le commissioni, durante lo svolgimento delle prove, non avrebbero agito allo stesso modo: alcune non avrebbero ritirato il telefono cellulare; c’è chi avrebbe fornito ai partecipanti carta e penna e chi no; addirittura ci sarebbe chi ha dato l’assenso, nei 100 minuti della prova, a mandare alcuni candidati ai servizi igienici”.
Insomma, la situazione è più che mai incandescente e da ogni parte gli attori coinvolti premono sulla necessità di una riforma del reclutamento degli insegnanti basata su percorsi abilitanti di formazione, da realizzare di concerto con le università e con una quota di posti da assicurare ai precari.
L’accesso al ruolo arriverebbe così alla conclusione del percorso di formazione, attraverso l’ingresso in una graduatoria apposita. Nonostante le tensioni, continua dunque il dialogo tra sindacati e Ministero per approdare a soluzioni condivise anche in merito ai fondi del PNRR da destinare alla riforma della scuola.