Rapporto SaveTheChildren: dopo il COVID torna a calare il PIL dedicato all'istruzione - Studentville

Rapporto SaveTheChildren: dopo il COVID torna a calare il PIL dedicato all'istruzione

Il rapporto di SaveTheChildfen evidenzia come in Italia la percentuale di PIL destinata all'istruzione sia nettamente inferiore rispetto alla media europea.
Rapporto SaveTheChildren: dopo il COVID torna a calare il PIL dedicato all'istruzione

La pandemia di Covid-19 ha lasciato segni indelebili sulla società italiana e sulle sue infrastrutture. Uno dei settori più colpiti risulta l’istruzione e se ne torna a parlare proprio in questi giorni che vedono il ritorno in classe di migliaia di studenti, con nuove sfide all’orizzonte e ineguaglianze mai sanate. Una delle questioni che fa più discutere è il Pil investito nell’istruzione, che in Italia è sceso al 4,1% contro una media europea che si attesta al 4,8%. Ma questo è solo uno dei risultati emersi dal rapporto pubblicato da Save the Children, che scatta una fotografia senza filtri dei problemi e delle diseguaglianze educative che oggi compromettono i percorsi di crescita di bambine, bambini e adolescenti in Italia.

Il persistente impoverimento educativo

L’inizio dell’anno scolastico, il primo dopo la fine ufficiale dell’emergenza da Covid-19, non sembra coincidere con la completa ripresa dell’istruzione. Dopo gli effetti negativi della pandemia, che ha causato ritardi sull’apprendimento e profondi disagi psicologici in bambini e adolescenti, Save the Children sottolinea che la percentuale del Pil italiano investita nell’istruzione è nuovamente scesa: un dato preoccupante, soprattutto considerando la necessità di recuperare il terreno perduto durante la pandemia. I più colpiti restano coloro che si trovano in situazioni socioeconomiche svantaggiate.

Difficoltà dai posti agli asili nido alle primarie, tra orario prolungato e mense insufficienti

 Il dossier porta alla luce anche la carenza di servizi educativi essenziali, come asili nido, mense scolastiche e orario prolungato, con una situazione particolarmente problematica soprattutto nei servizi dedicati più piccoli. Per fare qualche esempio, la copertura nelle strutture educative per bambini da 0 a 2 anni, sia pubbliche che private, nell’anno educativo 2021/2022 è risultata essere di 28 posti disponibili ogni 100 bambini residenti, ben al di sotto dell’obiettivo europeo del 33% da raggiungere entro il 2010 e lontano dal nuovo obiettivo europeo del 45% da raggiungere entro il 2030.

Per quanto riguarda la scuola primaria, secondo i dati più recenti, in Italia, nell’anno scolastico 2021/2022, solo il 38,06% delle classi offriva un orario a tempo pieno. Sebbene sia una percentuale in crescita rispetto a cinque anni fa − nell’anno scolastico 2017/2018 si attestava al 32,4% − il numero resta del tutto insufficiente. Non si è adeguata neanche l’offerta delle mense scolastiche, frequentate da circa 51% degli alunni delle scuole primarie nell’anno scolastico 2017/2018 e dal 54,9% in quello 2021/2022.

Disuguaglianze e dispersione scolastica

Il rapporto stilato da Save the Children segnala che, secondo i dati Invalsi del 2023, l’8,7% degli studenti in Italia si trova in condizione di dispersione implicita, dato in diminuzione rispetto all’anno precedente, ma più alto rispetto a prima della pandemia, quando nel 2019 era del 7,5%. Gli studenti in condizione di dispersione implicita sono coloro che, nonostante abbiano ottenuto il diploma di scuola superiore, mostrano livelli corrispondenti agli obiettivi formativi previsti per gli studenti di terza media e non raggiungono i livelli di competenze richiesti nelle prove di italiano, matematica e inglese della maturità.

Il calo demografico e le sfide per gli studenti immigrati

L’istruzione italiana sta affrontando una grande crisi demografica che vede una netta diminuzione del numero di studenti. Rispetto a sette anni fa, si contano quasi 71.000 bambini in meno alle primarie, dove le aule sono sempre più multiculturali. Attualmente, in Italia ci sono più di 800.000 minori stranieri, un numero pari al 10,6% degli studenti che frequentano le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie. Save the Children spiega come il mancato riconoscimento della cittadinanza italiana abbia un impatto molto negativo sul percorso di crescita e sul successo scolastico degli studenti immigrati. Si tratta di bambini e ragazzi che spesso affrontano o hanno affrontato pesanti sfide fin dall’inserimento alla scuola dell’infanzia, vittime di ritardi scolastici dovuti a collocazioni in classi inferiori rispetto all’età anagrafica e a difficoltà ad accedere all’anno successivo. Ovviamente questo percorso si riflette poi negativamente sulle opportunità di partecipazione a gite scolastiche, scambi culturali internazionali e accesso all’università o ai concorsi pubblici, ma soprattutto sull’aumento dei casi di abbandono scolastico.

Save the Children conclude sottolineando che sono necessari grandi sforzi per garantire un’istruzione di qualità a tutti gli studenti, indipendentemente dal loro background culturale e socioeconomico. L’Italia ne sarà all’altezza?

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