Solo il 51% dei diplomati si laurea nei tempi previsti. Abbandoni scolastici in calo, ma persistono divari territoriali e investimenti insufficienti.
Il CNEL, nell’annuale Relazione sui servizi pubblici inviata a Parlamento e Governo, ha evidenziato luci e ombre del sistema scolastico italiano. Nonostante una crescita nella percentuale di diplomati e laureati, il livello degli investimenti pubblici nell’istruzione rimane inferiore alla media europea e OCSE. Solo il 51% dei diplomati decide di iscriversi all’università e tra questi, appena il 53% riesce a completare il percorso nei tempi previsti, ben al di sotto della media OCSE del 68%.
La Relazione del CNEL, stilata con il contributo di esperti e basata su un ampio processo di confronto con i principali attori del settore, analizza l’impatto dei servizi pubblici sulla qualità della vita e sulla crescita economica. L’Italia sta facendo progressi in ambito educativo, come dimostrano l’aumento del numero di diplomati tra i 25 e i 64 anni, ora al 65,5%, e la crescita dei laureati nella fascia d’età 25-34 anni. Tuttavia, il percorso verso l’obiettivo di un sistema educativo all’altezza degli standard internazionali appare ancora lungo.
Investimenti e divari territoriali
L’Italia spende solo il 3,2% del PIL per l’istruzione, meno della media UE che si attesta al 3,9%, e solo l’1% per l’istruzione universitaria, a fronte dell’1,5% della media OCSE e dell’1,3% della media UE25. Gli scarsi investimenti influiscono sulla qualità del sistema, generando forti disuguaglianze tra le diverse regioni del Paese. Le differenze territoriali sono evidenti: il tasso di diplomati varia dal 54,9% della Sicilia al 75,3% di Trento, mentre la percentuale di studenti che passa dalla scuola superiore all’università è del 39,8% in Campania e del 59,4% in Molise.
Gli abbandoni scolastici sono comunque in calo e si attestano al 10,5% a livello nazionale, con valori che oscillano dal 5,6% dell’Umbria al 17,3% della Sardegna. Questi numeri, pur segnando un miglioramento, evidenziano come l’esistenza di barriere territoriali influisca concretamente sulla possibilità di accesso e, soprattutto, di successo nell’istruzione. Nel Mezzogiorno, per esempio, i costi dei servizi educativi risultano più elevati, ma con una qualità inferiore rispetto al Nord.
Scuola dell’infanzia e università: punti deboli
La frequenza dei servizi per la prima infanzia in Italia è ben al di sotto della media europea. Nel 2021, solo il 33,4% dei bambini tra 0 e 2 anni frequentava asili nido o strutture simili, a fronte di una media UE del 37,9%. Paesi come i Paesi Bassi (74,2%) e la Francia (50%) registrano dati nettamente superiori. Questo divario rappresenta un limite significativo per le famiglie e influisce sulle pari opportunità educative fin dalla prima infanzia.
Un’altra criticità emersa dalla Relazione CNEL riguarda l’università. Non solo la percentuale di laureati in Italia è bassa, ma anche la durata del percorso universitario è problematica. La percentuale di studenti che completa il ciclo di studi nei tempi previsti è significativamente inferiore rispetto ad altri Paesi OCSE, complice una combinazione di fattori che includono difficoltà economiche e una limitata capacità delle università di supportare adeguatamente gli studenti lungo tutto il percorso formativo.
Oltre l’istruzione: le altre problematiche dei servizi pubblici
La Relazione del CNEL non si limita all’analisi del settore scolastico, ma esplora anche altri servizi pubblici essenziali, evidenziando problematiche simili in settori come sanità e trasporti. Il sistema sanitario, pur migliorando grazie a un aumento delle risorse dal 2020, rimane uno dei meno finanziati d’Europa. La spesa pubblica sanitaria copre il 75,6% del totale, lasciando spazio a una crescente spesa privata, con un aumento del 5% solo nell’ultimo anno.
Nel settore dei trasporti, l’uso delle automobili rimane dominante, con un parco auto di circa 40 milioni di veicoli. Il 66,3% degli spostamenti in Italia avviene tramite auto privata, forse anche perché le linee di metropolitane, tram e ferrovie suburbane restano nettamente inferiori alla media europea.
Nonostante i progressi registrati in alcuni settori, quindi, la Relazione CNEL sottolinea che l’Italia deve ancora colmare un significativo divario rispetto agli altri Paesi europei e OCSE, soprattutto in termini di investimenti in istruzione, sanità e servizi pubblici.