La guerra in corso in Ucraina ha scatenato una nuova catastrofe umanitaria nel cuore dell’Europa: dall’inizio del conflitto quasi tre milioni di profughi hanno lasciato la loro terra martoriata e, solo in Italia, sono già arrivati più di 38.500 rifugiati, tra cui ben 15.600 minori.
Governo, regioni e comuni italiani si stanno preparando ad accogliere almeno 700.000 profughi e di conseguenza la questione del destino delle persone in fuga dalla guerra torna prepotentemente all’attenzione dell’opinione pubblica. In realtà il tema non può e non deve essere considerato inedito ed è anche molto più esteso rispetto alla contingenza attuale: lo dimostra il fatto che solo lo scorso anno è stato siglato un apposito protocollo d’intesa fra il Ministero dell’Istruzione e l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR).
Ministero dell’Istruzione e UNHCR: un protocollo per supportare i minori rifugiati a scuola
In questo momento di grave crisi in Europa, non si può che guardare con rinnovato impegno al documento firmato dal Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, e dalla Rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino, Chiara Cardoletti.
Il nuovo protocollo è andato a rafforzare una collaborazione già in essere dal 2016, finalizzata a sponsorizzare nell’ambito della scuola italiana i concetti di accoglienza, inclusione e solidarietà internazionale. Ad esempio, il progetto “Pagella in tasca – Canali di studio per minori rifugiati” è stato ideato appositamente per promuovere l’ingresso regolare in Italia con visto per studio di minori non accompagnati attualmente rifugiati.
Nel progetto si legge come ai minorenni siano riconosciuti – dalla Costituzione italiana, dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e dalla normativa nazionale ed europea – alcuni diritti inalienabili e fondamentali, tra i quali il diritto alla protezione e all’istruzione, in un’ottica di inclusione e per perseguire il benessere del minore stesso.
L’inserimento nella scuola è fondamentale per aiutare i ragazzi in fuga dalla guerra
I minori rifugiati non accompagnati sono senz’altro fra gli individui più fragili e vulnerabili in un contesto di guerra: sono sradicati dal loro ambiente in maniera violenta e devono integrarsi in una nuova realtà senza poter contare sul supporto dei propri genitori o di altri adulti di riferimento.
Per questi ragazzi l’inserimento nella scuola primaria e secondaria e la formazione professionale sono particolarmente ostici: l’intervento adeguato da parte delle scuole risulta perciò cruciale per preservarne e sostenerne i diritti.
I percorsi di ingresso complementari sono un mezzo primario e ineliminabile di accoglienza, poiché concorrono sia ad allargare lo spettro di protezione e asilo, sia a offrire aiuto concreto ai Paesi di primo asilo, secondo il principio di solidarietà internazionale.
Il protocollo è insomma uno strumento vivo che incoraggia la messa in atto di progetti dedicati, necessari per portare avanti attività di sensibilizzazione nelle scuole, favorendo il dialogo tra le culture e ponendo così le basi per ricostruire i legami e i valori stracciati dalla guerra.