Ne avevamo già parlato qualche mese fa. Torniamo a trattare di questo caso perché l’uomo autore delle scritte sui muri della città di Arezzo (con le quali aveva insultato pesantemente la docente del figlio che era stato bocciato), è finito a processo. Ebbene, dopo aver imbrattato i muri del centro cittadino con oltre 60 scritte offensive indirizzate alla professoressa – scritte che il marito di quest’ultima aveva cercato invano di cancellare – adesso dovrà rispondere del proprio operato nel tribunale di Arezzo, di fronte al giudice incaricato. Ma come erano andate le cose? E cosa rischia, adesso, l’uomo?
Scrisse insulti verso professoressa sui muri della città
I fatti non sono recentissimi, risalgono infatti al 2019, prima che il Covid prendesse il sopravvento sulle nostre vite e andasse a scombussolare vari ambiti delle nostre vite in una maniera che, nessuno, prima di allora, avrebbe potuto prevedere. All’epoca dei fatti il padre dello studente aveva 59 anni. A seguito della bocciatura del figlio, ritenendo presumibilmente responsabile dell’accaduto la professoressa vittima di questa triste vicenda, aveva iniziato ad imbrattare i muri della città con scritte offensive, con tanto di nome e cognome della donna. Non lasciando spazio per la privacy di quest’ultima. Questo gli è costato un’accusa di imbrattamento aggravato e diffamazione.
Cosa rischia l’uomo
L’uomo ha successivamente ammesso le proprie responsabilità, ed ha fornito una spiegazione, seppur non sufficiente a giustificare quanto fatto, del suo gesto. Ha dichiarato infatti che, a seguito della bocciatura, il figlio ha cambiato scuola. Qui, nella stessa materia, ha conseguito ottimi voti. Secondo il padre, quindi, ciò sarebbe sufficiente a dimostrare che la professoressa aveva giudicato in maniera non attendibile il proprio figlio. Che nella nuova scuola aveva fin da subito dimostrato di essere preparato. La professoressa, secondo l’uomo, avrebbe posto in essere un comportamento persecutorio verso lo studente. E questo aveva innescato la rabbia e le conseguenti azioni dell’uomo.
Il reato di deturpamento e imbrattamento di cose altrui è disciplinato dall’Articolo 639 del Codice Penale. E prevede che “chiunque, fuori dei casi preveduti dall’articolo 635, deturpa o imbratta cose mobili o immobili altrui venga punito, a querela della persona offesa, con la multa fino a euro 103. Il reato di diffamazione è disciplinato invece dall’Articolo 595 del Codice Penale. E prevede che “chiunque, fuori dei casi indicati nell’articolo precedente, comunicando con più persone, offenda l’altrui reputazione, venga punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a milletrentadue euro“. Ecco cosa rischia, adesso, l’uomo.
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