Scuola di Lecco cambia l’Inno di Mameli
Non sempre i cambiamenti vengono accettati di buon grado, ma quello che interessa l’inno di Mameli, che è stato modificato in un verso dagli insegnanti di una scuola in provincia di Lecco, ha decisamente fatto insorgere una buona parte di politici. Il tutto, a pochi giorni dal 25 aprile, giorno in cui si festeggia l’anniversario della liberazione d’Italia, festa nazionale della nostra Repubblica che commemora la liberazione della penisola dall’occupazione nazista e dal regime fascista.
Inno di Mameli, il verso “incriminato”
L’inno, alla fine della seconda strofa, recita: «siam pronti alla morte, / l’Italia chiamò» alludendo alla chiamata alle armi del popolo italiano per cacciare il dominatore straniero ed unificare il Paese. Ma, alle scuole medie Manzoni di Merate, è stato sostituito con «Siamo pronti alla vita». Cambiamento che, come dicevamo in apertura, ha suscitato non poche critiche. E’ ciò che accade sempre quando si vanno a toccare dei capisaldi riconducibili alla storia italiana. Ad insorgere è stato, tra gli altri, il consigliere regionale di FdI Giacomo Zamperini. Per quest’ultimo, distorcere l’inno di Mameli non favorirebbe l’integrazione, bensì si configurerebbe come autolesionismo. Un po’ come quando, sempre secondo le sue dichiarazioni, “si vieta il Presepe a Natale o si toglie il crocifisso dalle aule”.
Zamperini ha aggiunto:
«I nostri simboli, come le festività nazionali ed il Canto degli Italiani sono un patrimonio di tutti e debbono rappresentare un momento di unione ed integrazione anche per chi proviene da culture differenti, attraverso l’insegnamento di quei valori che hanno reso grande l’Italia in passato e che la renderanno più forte nel futuro, e tramite l’applicazione delle regole sull’autonomia scolastica. Non è tagliando le radici che si irrobustisce un albero, ma prendendosene cura tutti assieme».
Il verso modificato “non fa che stravolgere il senso di tutto il Canto”
La pensa allo stesso modo Paola Frassinetti, Sottosegretario all’Istruzione ed al Merito, secondo la quale la modifica del verso non sarebbe fine a se stessa ma andrebbe a stravolgere il senso di tutto l’inno. Secondo Frassinetti, esisterebbero altri modi per mettere in pratica l’intento dei docenti, “senza la necessità di dover cambiare le parole del Canto degli Italiani di Goffredo Mameli, nostro inno nazionale dal 12 ottobre del 1946”. Anche perché, così facendo, si va ad inficiare il significato stesso del Risorgimento.
L’inno modificato dal 2017
Non sono evidentemente d’accordo con quanto appena detto i docenti dell’istituto comprensivo, i quali hanno specificato come la sostituzione del verso nella scuola sia in uso già da diversi anni. L’idea sarebbe riconducibile alla versione dell’inno, cantata dai bambini del Piccolo Coro di Milano nel 2015 in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’Expo di Milano. Gli stessi insegnanti l’hanno motivata con la volontà di trasmettere “un messaggio educativo universale” che inviti all’impegno sociale e civico di tutti, fin dall’infanzia.
La versione “modificata” dell’inno di Mameli è stata adottata dalla scuola nel lontano 2017 senza che alcuno abbia opposto resistenza. Ma ora, alla luce delle critiche avanzate in merito, si corre il rischio che “la serenità, le alleanze educative e il clima di condivisione con il territorio” che caratterizzano l’istituto vengano minate. Per loro, la versione modificata sarebbe più in sintonia con l’età delle alunne e degli alunni, e con la sensibilità di questi ultimi. Per questo, gli insegnanti hanno deciso di rivolgersi direttamente al Capo dello Stato Sergio Mattarella. Si auspicano che grazie alla «saggezza delle sue parole possa fare luce sulla legittimità delle scelte in atto nell’istituto».
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