All’istituto Bachelet si insegna la lingua araba
Ha destato parecchie polemiche, negli ultimi giorni, la notizia relativa all’insegnamento della lingua araba in una scuola superiore di Abbiategrasso. A finire nel mirino non è stato tanto questo corso quanto la news, trapelata unitamente a questa, secondo la quale presso l’istituto Bachelet si insegni alle ragazze anche come indossare lo hijab. Velo, quest’ultimo, citato nel Corano e che vediamo addosso a molte donne musulmane, alle quali copre il capo lasciando visibile il volto. Le critiche arrivano subito dopo quelle mosse alla scuola di Pioltello, che aveva deciso di sospendere le lezioni in coincidenza con la fine del Ramadan. Ma quanto c’è di vero in tutto questo?
Il presunto laboratorio dedicato allo hijab
A creare confusione è stato un articolo, uscito su Il Giornale e intitolato “Integrazione al contrario: a lezione di arabo in classe”, nel quale si faceva riferimento ad un laboratorio dedicato allo hijab. Inutile dire come le polemiche non siano tardate ad arrivare. In proposito si sono espressi diversi esponenti del centrodestra, tra i quali anche Sara Kelany, responsabile del dipartimento Immigrazione di Fratelli d’Italia. Quest’ultima ha dichiarato che, permettendo l’avvio di un simile corso, il principio di laicità della scuola venga calpestato in nome di un’inclusione che si basa sulla diffusione dei principi dell’Islam. Ricordiamo che in base a quest’ultimo le donne, fino a quando vivono nel nucleo familiare di origine sono sottoposte all’autorità del padre e, dopo il matrimonio, a quella del marito. Con tutti i limiti alla propria libertà che ne conseguono e che le portano a dover sopportare una sorta di sudditanza.
Il corso di lingua araba
A sedare subito ogni dubbio è stato il dirigente scolastico dell’istituto, che ha messo in chiaro le cose. Giovanni Ferrario ha precisato che nella scuola non è prevista alcuna pratica interna riguardante il velo islamico, né tantomeno un laboratorio per insegnare alle ragazze come indossarlo. Ha chiarito che si tratta semplicemente di un corso di lingua araba avviato a partire dall’anno scolastico 2021-2022 e del quale, proprio in questi giorni, si sta concludendo il terzo. Il corso rientra tra i 66 progetti extracurriculari approvati dal collegio docenti e, tra l’altro, è brevissimo prevedendo solo due lezioni extracurricolari che si svolgono nel pomeriggio, ovvero al di fuori del normale orario scolastico, un’uscita didattica e un momento conviviale per lo scambio di esperienze reciproche. Sono rimasti sorpresi i docenti del Bachelet, in particolare la professoressa che lo ha proposto nella scuola sulla scia di quanto già fatto in passato all’istituto Torno di Castano.
L’equivoco che ha generato le polemiche
Bene: ma come si è giunti, allora, a ritenere che la scuola promuovesse anche l’insegnamento relativo al velo islamico? E’ lo stesso dirigente a spiegarlo. Il tutto è partito dalla voglia delle studentesse italiane di capire come si indossi. Tanto da spingerle a chiedere alle loro compagne musulmane di spiegarlo loro. I professori, ritenendo la curiosità una buona qualità, non hanno opposto alcuna obiezione. A maggior ragione considerando come scopo del progetto sia proprio quello di favorire l’inclusione. Come precisato da Ferrario, nell’istituto Bachelet la percentuale di studenti non di nazionalità italiana è pari al 10%. Il 5-6% è rappresentata da alunni di religione musulmana.
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