Sicilia: persi in 5 anni 42.000 studenti e 103 istituti scolastici - Studentville

Sicilia: persi in 5 anni 42.000 studenti e 103 istituti scolastici

Troppe scuole chiuse in Sicilia. La FLC-CGIL lancia l'allarme. Il sindacalista Rizza: "La mancanza di lavoro, ma anche il divario di servizi pubblici tra Nord e Sud spinge le famiglie e i giovani a lasciare la Sicilia".
Sicilia: persi in 5 anni 42.000 studenti e 103 istituti scolastici

Troppe perdite di risorse a scuola: l’allarme dei sindacati in Sicilia

Si è verificata un’altra emergenza non indifferente nel settore scolastico, ossia la perdita di ben 103 autonomie scolastiche nella regione Sicilia. Negli ultimi 5 anni si è manifestata una vera e propria emorragia che ha comportato numerosi problemi e la perdita di circa 42.000 studenti. Questi sono i dati pubblicati dal sindacato FLC – CGIL, il quale ha espresso molta preoccupazione.

Le scuole che hanno chiuso i battenti

Il comunicato stampa del sindacato ha posto in luce gli ultimi dati elaborati sulla base dei rilievi statistici del Ministero dell’Istruzione e del Merito.

Le chiusure delle scuole siciliane scolastiche toccano ogni fascia d’età, andando dalla scuola dell’infanzia fino alla secondaria di primo grado.

Sono ben 43 le sedi che non sono più in grado di riaprire, a cui si aggiungono 15 asili, 19 primarie e 13 secondarie di primo grado. Ciò significa che è in forte calo la “popolazione scolastica”, cioè il numero di studenti che frequentano la scuola.

Complessivamente si contano circa 103 scuole chiuse con una perdita di circa 42.000 alunni.

E’ impossibile sapere se questa tendenza proseguirà negli anni a venire. Certo è che i dati destano preoccupazione non soltanto per chi opera nel settore scolastico, ma anche per le istituzioni. Ecco perché è necessario capire le motivazioni in modo tale da poter intervenire con dei provvedimenti efficaci, a tutela dei ragazzi .

I motivi delle chiusure scolastiche

Per gli addetti ai lavori, prevale il ridimensionamento scolastico. Inoltre, vi è un grave problema di calo demografico in Sicilia. La grande isola ha a che fare da anni con una crisi sia sociale, sia economica e oggi se ne pagano le conseguenze.

Sono diversi i ragazzi che lasciano la regione per poter emigrare in altre aree: questo vale non solo per il ceto più giovanile ma anche per adulti e famiglie. C’è un dato che dovrebbe far riflettere. Ogni anno la regione Sicilia viene lasciata da circa 15.000 abitanti tra cui circa 7.000 sono laureati. Inoltre, circa il 30% degli studenti del Sud predilige studiare al Nord o comunque in altre regioni.

Risulta dunque inevitabile, con queste premesse, avere a che fare con una fisiologica chiusura di edifici scolastici.

Non bastano i rilievi effettuati riguardanti gli alunni stranieri, i quali sono in crescita sia all’asilo, sia alle elementari e medie. Un incremento è registrato anche da ragazzi disabili, i quali sono aumentati di circa 5.500 unità negli ultimi 5 anni.

Stando alle parole di Adriano Rizza, segretario generale del sindacato FLC-CGIL Sicilia, l’impoverimento deriva principalmente da una scarsa volontà della politica di creare posti di lavoro nella regione. A questo si aggiunge la scarsità di servizi pubblici e di strutture.

In merito a ciò, il sindacalista ha espresso:

“Occorre pertanto che chi ci governa, sia a livello regionale ma soprattutto nazionale, metta in atto delle politiche finalizzate a ridurre il divario territoriale e aumentare, per i nostri giovani, le opportunità di lavoro, in termini di quantità e di qualità. In questo quadro la Legge sull’Autonomia Differenziata, voluta dal Governo Meloni e avallata dal Governo Schifani, non fa altro che peggiorare la situazione”.

In conclusione, la chiusura delle scuole deve fare riflettere poiché è una sconfitta per la regione, Quando chiude una struttura scolastica, vengono meno istruzione e cultura.

Se un territorio vuole uscire da una situazione di crisi economica, sociale e demografica, deve obbligatoriamente ripartire dalla formazione scolastica dei singoli individui, a cominciare dai bambini in giovanissima età. Solo in questo modo, come esprime anche il segretario sindacale, sarà possibile rendere più attrattivo il mondo futuro del lavoro.

Ti potrebbe interessare

Link copiato negli appunti