Avete presente quando al ristorante, o in qualsiasi altro luogo pubblico, vediamo bambini imbambolati davanti allo schermo di uno smartphone? Che si tratti di piccoli di pochi anni ai quali i genitori lo hanno messo in mano con lo scopo di tenerli occupati, o di bimbi più grandicelli, che lo possiedono perché lo hanno ricevuto in dono o hanno avuto il permesso di usarlo, spesso storciamo il naso. E, a quanto pare, a ragione. Secondo una ricerca condotta da Tiziano Gerosa, ricercatore della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana e Marco Gui, direttore del Centro Benessere Digitale dell’Università Milano-Bicocca, l’uso precoce e frequente, per non dire intensivo, degli smartphone quando si è ragazzini non porterebbe all’effetto che molti si auspicano abbia, ovvero quello di favorire l’apprendimento. Anzi.
Smartphone ai bambini riduce l’apprendimento
Anzi, dicevamo, porterebbe al risultato contrario, e i dati Invalsi lo confermano. La ricerca che si intitola “Earlier smartphone acquisition negatively impacts language proficiency, but only for heavy media users. Results from a longitudinal quasi-experimental study”, e che risale allo scorso settembre, è stata condotta su un campione di studenti – 1672 – delle scuole secondarie di primo grado di età compresa tra i 10 ed i 14 anni. Ed ha messo a confronto i risultati scolastici di chi abbia ricevuto in uso il cellulare a 10 e 11 anni e dopo (tra i 12 ed i 14, ovvero dopo il passaggio tra primaria e secondaria di I grado).
Ebbene, i risultati riportati da chi lo abbia usato da prima dei 12 anni non lascerebbe adito a dubbi: non ne avrebbe tratto alcun vantaggio dal punto di vista dell’apprendimento. Neanche chi sia più motivato nei confronti dello studio.
Il risultato dello studio
Sul fatto che vi sia una correlazione negativa tra precocità e quantità d’uso dello smartphone e risultati scolastici, sembrerebbero non esserci dubbi. Nonostante fino ad oggi le evidenze scientifiche non siano state sufficienti. Cosa ne pensano in merito i fautori della ricerca? Marco Gui che, come abbiamo anticipato, riveste la carica di presidente del Centro Benessere digitale dell’Università Milano Bicocca (che si occupa del rapporto tra media digitali e qualità della vita), ha dichiarato che:
«Questo risultato conferma un’ipotesi che sta emergendo nella letteratura internazionale: l’uso autonomo dei “media mobili” durante l’infanzia può nuocere in particolare a coloro che presentano fragilità preesistenti, in questo caso una ridotta capacità di limitare l’uso degli schermi legata al contesto familiare o a specifiche caratteristiche psicologiche».
Ed ha aggiunto come questo studio – quasi sperimentale – sia il primo in Italia ad andare oltre, ovvero ad addentrarsi in maniera approfondita su quello che è l’impatto dello smartphone sui livelli di apprendimento con metodologie più sofisticate basandosi anche sui risultati Invalsi su bambini e preadolescenti.
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