Alzi la mano chi non ne abbia avuta almeno una: riempita di frasi, pensieri, foto, post-it, graffette fino a farla quasi “scoppiare”. La Smemoranda non era un semplice diario per la scuola. Era molto, ma molto di più. Da adesso in poi, però, sarà solo un ricordo. Già, perché la Smemoranda è fallita, e l’asta indetta per rilevarne i diritti è andata deserta. Complice anche l’avvento della didattica a distanza a causa del Covid, l’agenda aveva subito una grave crisi, che ha di fatto portato alla sua fine.
Smemoranda, le origini
Nata nel 1978 per opera di Gino e Michele e Nico Colonna, ben presto la Smemo era diventata un oggetto cult. Al marchio, nel corso degli anni, si sono legati tantissimi personaggi famosi. Per fare qualche nome Federico Fellini, Roberto Benigni, Jovanotti, Luciano Ligabue. Ma anche numerosi comici e disegnatori di grande fama (Frago Comics, Mazza, Franca & Toti, Lubrano, Lunari, Maicol & Mirco, Mannelli, Maramotti, Natali, Persichetti Bros, tanto per citarne alcuni).
Molto popolare tra gli studenti grazie alla combinazione di funzionalità pratiche, design accattivante e contenuti divertenti, oltre alle pagine per appunti e gli spazi per segnare impegni, l’agenda includeva anche curiosità, citazioni, fumetti e giochi. Nonostante in controtendenza con la società conservatrice – era infatti considerata un prodotto “di sinistra” (e non a caso in quanto tutti i proventi della sua vendita inizialmente venivano usati per finanziare “Democrazia Proletaria”, partito politico di sinistra radicale) – il diario aveva conquistato i giovani grazie a tale sua natura riscuotendo un grande successo.
Tanto da essere poi prodotta in una duplice versione, quella di 16 mesi destinata alle scuole e quella di 12 mesi. Ogni edizione aveva un tema: quello del 1979/1980 è stato “Insieme è meglio”, quello della Smemo 1990/1991 è stato “Le americhe”. “Free to Be Free” era stato quello del 2006/2007 mentre l’ultimo “Domani”. Tema dal sapore amaro, dato l’epilogo.
Il fallimento di Smemoranda
La famosa agenda non è riuscita a superare le difficoltà economiche alle quali era andata incontro dopo la pandemia ed a quelle derivanti dalla concorrenza. Oltre che dall’imposizione, in un numero sempre più crescente di scuole, dell’uso del diario d’istituto. A nulla era valso, infatti, il tentativo da parte del gruppo Giochi Preziosi, che aveva preso in affitto il marchio Smemo per un anno, di sobbarcarsi tutti i costi necessari alla sua produzione e commercializzazione. Lo sforzo non ha permesso di ribaltare la situazione. Ed è fallita.
L’unica possibilità che le era rimasta, dopo l’annuncio del fallimento dello scorso marzo, era un’asta indetta al fine di rilevarne il marchio a Milano lo scorso 20 gennaio. Asta alla quale non si è presentato nessun interessato. Cosa che ha posto definitivamente fine alla sua vita. Un simbolo generazionale che se ne va, insomma. Non si sa ancora se sarà indetta una seconda asta ma, nel caso in cui questa non dovesse avere luogo sarà veramente la fine di un’era.
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