Scuola e precariato: gli stipendi “da fame” degli insegnanti
Il problema del precariato in Italia nel settore scolastico è ormai diventato un tema sempre più presente negli ultimi anni. Inoltre, si aggiunge anche un’altra tematica molto forte, ossia quella degli stipendi troppo bassi e delle molteplici ore di lavoro settimanali che i docenti sono abituati ad attuare.
Certamente la “vita da insegnante“, come qualsiasi professione, ha sia lati positivi, sia lati negativi, ma questi ultimi sembrano essere temporaneamente maggiori.
In merito a ciò, si è espresso un utente sui social, il quale ha una compagna di vita che è docente di lingua e letteratura inglese.
Le dichiarazioni dell’utente su Internet
Sempre più persone, non solo insegnanti, si esprimono sul fenomeno del “precariato” per il personale docente in Italia. A tal proposito, un signore ha fatto sentire la sua voce su Internet descrivendo la vita della compagna, una insegnante di inglese.
L’uomo ha, infatti, dichiarato con preoccupazione:
” Non esiste una stabilità economica vera e propria nell’insegnamento, poiché i precari non hanno questo privilegio. La stessa stabilità economica garantita da un contratto a tempo indeterminato facilita l’accesso a mutui e finanziamenti e ciò è molto difficile oggi. Inoltre, le ore lavorative ridotte rispetto ad un full time e i periodi di ferie che si accavallano a quelle scolastiche dei figli hanno un effetto economico enorme da non sottovalutare”.
L’utente, con questa dichiarazione, ha voluto sottolineare la difficile condizione di moltissimi insegnanti con un contratto a tempo determinato, destinati a esercitare per molte ore settimanali, anche oltre l’orario scolastico.
Dopotutto, sempre più professionisti del settore scolastico lamentano di non avere una retribuzione adeguata in base al carico lavorativo settimanale. Infatti, un altro utente sui social, probabilmente insegnante, ha dichiarato: “Con 20 ore di lezione, ne lavoro almeno 40 settimanali”.
Altri punti di vista: insegnanti senza futuro
In merito al problema del precariato, ogni giorno sul web è possibile notare molteplici dichiarazioni e “proteste” da parte di insegnanti con diversi anni di esperienza.
Infatti, una docente con almeno quindici anni di esperienza nel settore scolastico ha espresso:
“Non posso propormi a nessuna azienda perché non ho acquisito nessuna esperienza che mi renda appetibile ai loro occhi. La “carriera” scolastica in parte ci porta via moltissimo tempo, anni e sacrifici. Per questo, tale aspetto è limitante per chi un giorno volesse cambiare lavoro in futuro”.
Solitamente i docenti, per “arrotondare” la paga, sono obbligati in seguito a programmare delle ripetizioni private con gli studenti per avere una retribuzione più “sostanziosa” a fine mese.
Un altro elemento da considerare è la situazione geografica di ogni singolo insegnante. Ancora oggi, in Italia, esiste una differenza sostanziale tra Nord e Sud. Sebbene nelle regioni meridionali lo stile di vita sia più soddisfacente, la scarsità dell’offerta obbliga i docenti del Sud a emigrare al Nord. Una volta, però, essersi sistemati lavorativamente nelle regioni settentrionali, lo stile di vita “estremamente costoso” e le retribuzioni minime rendono spesso la vita complicata agli stessi insegnanti.
Insomma, sembra che continui ad essere presente, almeno in Italia, il “circolo vizioso” del precariato nel settore scolastico e non solo. Chissà se le istituzioni riusciranno a collaborare in futuro per migliorare la situazione in un modo strategico e duraturo.