Il personale scolastico riceve gli stipendi più bassi di tutto il pubblico impiego
Il Rendiconto Civ dell’Inps pubblicato lo scorso 30 ottobre ha messo in evidenza un dato che, in realtà, non è nuovo. Era stato anticipato dal bollettino semestrale dell’Osservatorio JobPricing (JP Salary Outlook) sui Paesi Ocse. Cosa è emerso? Che il personale scolastico, sia amministrativo (ATA) che docente, riceva gli stipendi più bassi di tutto il pubblico impiego. Prima dell’ultimo rinnovo contrattuale del gennaio 2024 (riferito al triennio 2019-2021), le retribuzioni medie giornaliere lorde si attestavano sui 96,4 euro per le donne e 97,1 euro per gli uomini, cifre che fanno subito saltare all’occhio una situazione di marcata disparità rispetto agli altri settori della pubblica amministrazione. E che evidenziano anche il mancato riconoscimento economico del ruolo fondamentale che docenti e personale ATA svolgono all’interno del sistema scolastico.
Un ulteriore tassello che, insieme al crescente clima di ostilità all’interno delle scuole, nelle quali maestri e professori vengono alle volte aggrediti da alunni e genitori, rischia di influire negativamente sulla motivazione e sulla qualità del lavoro svolto. Vediamo nel dettaglio cosa è venuto fuori dal rendiconto.
Lo stipendio dei dipendenti della scuola è vicino a quello delle attività manifatturiere
I dipendenti della scuola percepiscono retribuzioni che risultano tra le più basse del settore pubblico italiano, tanto da avvicinarsi ai livelli delle attività manifatturiere. Si evince mettendo a confronto le medie delle retribuzioni giornaliere: mentre quella del settore pubblico è pari a circa 110,5 euro per le donne e 141,2 per gli uomini, nella scuola si scende alle cifre riportate in apertura. Ciò implica una differenza che varia dai 14 ai 45 euro al giorno, una disparità notevole se messa a confronto con altri ambiti della pubblica amministrazione. La situazione diventa ancora più chiara se si confronta con le retribuzioni nel settore manifatturiero, dove le donne guadagnano mediamente 91,9 euro al giorno e gli uomini 115 euro.
I dipendenti statali universitari e della ricerca sono i più pagati
Per la serie “oltre il danno, la beffa” la disparità retributiva tra il personale scolastico e altri comparti del settore pubblico è ancora più amara se si considerano i livelli salariali dei dipendenti universitari e della ricerca. I lavoratori in questo ambito sono infatti i più pagati della pubblica amministrazione. I loro guadagni raggiungono anche i 148,6 euro giornalieri per le donne e i 183,3 per gli uomini. Cifra che supera ampiamente non solo quella dei docenti e del personale ATA della scuola, che si fermano a meno di 25mila euro lordi annui, ma anche le retribuzioni di altre figure del settore pubblico, come i dipendenti delle amministrazioni centrali e delle autorità indipendenti.
Nella scuola non c’è divario di trattamento tra uomini e donne
Secondo lo studio Ocse Talis diffuso da Invalsi, gli insegnanti in Italia guadagnano in media circa 29.000 euro all’anno, meno della metà di altri laureati in settori diversi. Gli scatti di carriera, che avvengono ogni cinque anni, aumentano il salario solo del 33%: il maggiore incremento si verifica tra i 55 e i 64 anni. Dopo 35 anni di servizio, il compenso può crescere al massimo del 50% rispetto all’inizio della carriera. Di contro, c’è da dire come a differenza del settore privato, nella scuola non vi sia disparità retributiva di genere.
Il settore nel quale le donne guadagnano di più è quello dell’estrazione dalle cave e miniere
Il rendiconto dell’Inps mette in evidenza anche importanti disparità retributive in Italia. Nel 2023, gli uomini hanno guadagnato mediamente 643 euro settimanali lordi, il 28,34% in più rispetto alle donne (501 euro). L’unico settore in cui le donne superano gli uomini in paga è l’estrazione da cave e miniere: 169,4 euro al giorno contro 165,5. Un altro divario viene registrato tra i lavoratori comunitari ed extracomunitari: questi ultimi percepiscono una media di 385 euro settimanali, contro i 582 euro in media percepiti dai primi.
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