Più alti gli stipendi e calano i fondi: il paradosso degli Atenei italiani

Più alti gli stipendi e calano i fondi: il paradosso degli Atenei italiani

Mentre il finanziamento subisce un taglio di 500 milioni, gli stipendi dei dirigenti aumentano
Più alti gli stipendi e calano i fondi: il paradosso degli Atenei italiani

Il sistema universitario italiano si trova di fronte a un paradosso che sta scuotendo la comunità accademica: mentre il Fondo di finanziamento ordinario subisce un taglio di 500 milioni di euro, gli stipendi dei direttori generali degli atenei registrano un aumento del 6%.

Questa discrepanza evidenzia una crescente tensione tra le risorse destinate ai vertici amministrativi e quelle per la ricerca e il personale non docente. Il Ministero dell’Università e della Ricerca ha recentemente approvato questi adeguamenti retributivi per i dirigenti, sollevando interrogativi sulla distribuzione delle risorse e sul futuro della ricerca accademica nel Paese.

La situazione si complica ulteriormente con le richieste di aumenti delle indennità da parte dei rettori.

Aumento degli stipendi per i Direttori generali: un incremento significativo

Il Ministero dell’Università e della Ricerca ha recentemente approvato un significativo aumento del 6% sugli stipendi dei direttori generali degli atenei italiani. Questa revisione dei compensi si basa sugli importi retributivi stabiliti dal decreto ministeriale 194/2017, con ulteriori incrementi derivanti dai rinnovi degli anni successivi.

I direttori generali, figure chiave nell’organizzazione dei servizi e degli strumenti per il personale tecnico-amministrativo, godranno di una remunerazione strutturata su due componenti principali: lo stipendio base e una retribuzione di risultato.

L’adeguamento retributivo riflette un riconoscimento formale del ruolo strategico dei direttori generali nella gestione delle università, sebbene si inserisca in un contesto di generale contrazione delle risorse destinate al sistema universitario nel suo complesso.

Le richieste di indennità da parte dei rettori

Su un totale di 67 università pubbliche, almeno 30 uffici rettorali hanno presentato formali domande di incremento delle indennità. Le richieste mostrano una notevole variazione negli importi: si parte da una base minima di 13.000 euro per il rettore dell’Università di Catania, fino a raggiungere la cifra considerevole di 101.000 euro per il rettore dell’Università Roma Tre.

Questa disparità nelle richieste riflette le diverse dimensioni e complessità degli atenei, ma solleva interrogativi sulla sostenibilità di tali aumenti in un contesto di risorse limitate.

Impatto sui tecnici, ricercatori e personale non docente

Il taglio di 500 milioni di euro al Fondo di finanziamento ordinario ha colpito duramente il sistema universitario italiano, con ripercussioni particolarmente severe sul personale non docente. A dicembre è scaduto il contratto 2022-2024 per il comparto Istruzione e Ricerca, lasciando tecnici e ricercatori in una situazione di incertezza.

La legge di bilancio 2025 ha previsto per queste categorie un aumento dello 0,22%, che sommato ai fondi della precedente manovra ha portato a incrementi degli stipendi del 6%, traducendosi in circa 145 euro lordi mensili aggiuntivi.

La situazione è particolarmente critica per i dottorandi, che percepiscono una retribuzione media di 1.200 euro mensili, con il valore del dottorato diminuito del 9% rispetto al 2008.

Critiche e reazioni dal mondo accademico

La comunità accademica ha reagito con forte disapprovazione alla situazione paradossale degli atenei. I rappresentanti sindacali hanno evidenziato come l’aumento degli stipendi dirigenziali sia in netto contrasto con la precarietà diffusa nel settore universitario.

“È comprensibile riconoscere adeguatamente i ruoli di responsabilità, ma questi aumenti stridono con la realtà di migliaia di ricercatori precari.”

Il dossier “Investire in Istruzione e Ricerca per far ripartire il Paese” ha messo in luce dati allarmanti:

  • Il valore economico del dottorato è diminuito del 9% rispetto al 2008
  • La retribuzione media si attesta sui 1.200 euro mensili
  • Il 15% dei dottorandi dichiara di non riuscire ad arrivare a fine mese

Prospettive future e sfide del sistema universitario

La riduzione del Fondo di finanziamento ordinario, combinata con l’aumento delle retribuzioni dirigenziali, rischia di accentuare ulteriormente il divario tra amministrazione e ricerca. Gli effetti di queste scelte potrebbero ripercuotersi negativamente sulla qualità dell’istruzione superiore, sulla capacità di attrarre giovani talenti e sulla competitività internazionale delle università italiane.

Diventa quindi essenziale avviare un dibattito costruttivo che coinvolga tutte le componenti del mondo accademico per individuare soluzioni equilibrate, capaci di garantire sia una gestione efficiente degli atenei sia un adeguato sostegno alla ricerca e alla formazione.

 

Foto copertina Laura Guida, Università degli Studi di Genova

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