Il registro elettronico è obbligatorio da circa un decennio. Ad introdurlo è stato il decreto legge n° 95/2012 a decorrere dall’anno scolastico 2012-2013. Obbligo che è poi stato rafforzato dalla legge n. 135/2012 che, accanto a tale strumento, ha introdotto anche le iscrizioni on line e l’informatizzazione delle comunicazioni scuola-utenza. Il tutto come parte integrante di un processo di digitalizzazione che ha interessato la scuola. E’ quindi da allora che, negli istituti scolastici, vi si ricorre per segnare le presenze e le assenze, i compiti in classe e varie altre annotazione. In una scuola di Firenze, però, si è deciso di abbandonarlo. Almeno per un po’.
Stop al registro elettronico per un mese
Siamo nella scuola secondaria di primo grado Barsanti della città. Qui, in ben 18 classi, si è deciso di fare un passo indietro, ovvero di tornare al diario, quello cartaceo, con il quale siamo un po’ tutti cresciuti, almeno per segnare i compiti a casa. L’esperimento, in netta controtendenza con le attuali direttive, avrà inizio a partire dal 19 febbraio prossimo. E sarà limitato alla sola assegnazione dei compiti, che i docenti detteranno e scriveranno su un diario cartaceo. E che gli studenti dovranno annotare a loro volta sul proprio. Saranno, quindi, “costretti” a stare attenti non potendo poi controllare online.
La motivazione che sta dietro questa scelta consiste nello spingere gli studenti a “staccarsi” dallo smartphone. Ma anche a renderli più responsabili in fatto di obblighi scolastici relativi alle materie da studiare giorno per giorno. Questo tentativo durerà poco meno di un mese, fino al 15 marzo prossimo, come deciso dal consiglio d’istituto. Ma chissà che non diventi definitivo una volta conclusa la prova.
La motivazione? Limitare la dipendenza degli alunni dal cellulare
Naturalmente, anche a detta del preside dell’istituto – ne scrive La Nazione – non sarà sicuramente questa mossa a far diminuire la dipendenza dei ragazzi dai cellulari, ma è pur sempre qualcosa. “Uno stimolo a riscoprire competenze di base ormai trascurate, come la capacità di organizzarsi autonomamente o di interagire direttamente con i compagni per lo scambio di informazioni”. E’ un voler fare in modo che i ragazzi tornino a dover “imparare” a scrivere un appunto a penna dopo anni di informatizzazione.
Così come si legge nella circolare:
“La motivazione di tale “esperimento” è l’evidenza riscontrata che l’impegno educativo di docenti e genitori di limitare la dipendenza degli alunni dal cellulare sia in contrasto con il fatto che sia proprio la scuola a imporne, concretamente, l’uso, costringendo gli alunni alla consultazione frequente del cellulare stesso per sapere quali siano i compiti per casa. Oppure a dipendere dai genitori per l’espletamento di un compito che è solo scolastico”.
Ma come l’hanno presa gli insegnanti? Non tutti allo stesso modo, possiamo anticipare. Alcuni pur ritenendo il digitale una buona tecnologia, riconoscono il valore di ogni operazione che non lo richieda necessariamente. Dall’altro lato c’è chi, nonostante pensi che i ragazzi siano fin troppo connessi, non abbandonerebbe la possibilità di sfruttare il potenziale che la digitalizzazione consente. Anche e soprattutto per la facilitazione nelle comunicazioni tra scuola e famiglia. Oltre, naturalmente, che per la sua utilità nella gestione quotidiana della didattica.
Leggi anche:
- La prof vuole mettergli una nota: studente la minaccia di danneggiarle l’auto
- Professoressa picchiata in classe da madre alunna: le aveva dato un voto basso
- Scrisse insulti alla professoressa del figlio sui muri della città: sarà processato