Per le associazioni dei giovani medici si tratta di propaganda
All’indomani della notizia dell’approvazione, da parte della commissione Cultura del Senato, del testo che prevede che il test di ingresso alla facoltà di Medicina e Chirurgia venga abolito, arrivano i primi nodi al pettine. A farli notare sono le associazioni dei giovani medici che, nelle ultime ore, hanno segnalato tramite una nota che la riforma che, se dovesse essere approvata sia al Senato che alla Camera potrebbe diventare realtà già il prossimo anno accademico, non abolirebbe di fatto il numero chiuso.
Vediamo quali sono le critiche che i rappresentanti delle associazioni Anaao Giovani, Als e Gmi hanno sollevato riguardo il nuovo sistema.
Test di ingresso solo posticipato
Secondo questi ultimi, il cosiddetto “numero chiuso” non verrebbe realmente “abolito” o “superato” ma, semplicemente, si verrebbe a posticipare il test di ingresso di sei mesi. Inoltre, non si andrebbe ad affrontare quello che è il vero problema delle prove, ovvero il test a risposta multipla, spesso e volentieri contenente errori nelle domande predisposte dai funzionari ministeriali. Secondo le associazioni, questa modalità di ingresso necessiterebbe di un miglioramento.
A finire al centro delle critiche è anche la mancata programmazione del numero annuale di laureati in Medicina. Senza una regolamentazione in tal senso, per i portavoce delle associazioni si contribuirà a creare la cosiddetta pletora medica, ovvero quella situazione per la quale c’è un eccesso di medici rispetto alla domanda di lavoro o alle necessità del sistema sanitario.
“‘Aprire’ la facoltà di medicina a 70mila giovani e ‘richiuderla’ dopo 6 mesi con ingresso effettivo di 20mila di essi significa spendere miliardi di soldi degli italiani per formare un numero di medici quadruplo rispetto a coloro che andranno in pensione”.
Preoccupazioni anche per il personale docente
Le attenzioni delle associazioni non hanno risparmiato il corpo docente, che versa in una situazione non molto lontana da quella appena descritta per il SSN. I rappresentanti si chiedono come faranno le università a gestire le necessità formative di un corso così fortemente pratico, considerando che già oggi denunciano mancanza di docenti e infrastrutture adeguate.
E cosa ne sarà degli studenti che non riusciranno a soddisfare i criteri per poter poi proseguire con il proprio percorso di studi? Al termine del primo anno avranno buttato 12 mesi della propria vita e saranno “costretti” loro malgrado a dover optare per un piano B?
La proposta del voto dell’esame di maturità come primo filtro
In merito si è espresso anche il medico nefrologo Giuseppe Remuzzi, per il quale “il numero non deve essere né aperto né chiuso, e dovrebbe essere programmato in base alle esigenze, anche se sapere quali saranno le necessità da qui a 6 e poi 10 anni, considerando anche la formazione post laurea, è molto difficile”.
Lo stesso Remuzzi ha fatto notare come lo scorso anno 85ooo studenti abbiano provato ad entrare nella Facoltà di Medicina e Chirurgia, un numero troppo alto per poter consentire che ogni studente fosse seguito come dovuto.
A tal proposito, il medico ha lanciato la proposta di utilizzare, come primo filtro di una selezione, il voto conseguito dagli studenti al termine degli esami di maturità. Ma non è così semplice: per farlo, ha detto si dovrebbe “applicare un fattore di correzione che tenga conto dei divari di valutazione, tra Nord e Sud” e “anche fra i diversi istituti della stessa Regione”. Ma sarebbe comunque un passo in avanti.
L’abolizione del numero programmato è un grande sbaglio
Per le associazioni, dunque, l’abolizione del numero programmato è un grande sbaglio. Un provvedimento lontano dal risolvere gli attuali problemi del sistema sanitario nazionale.
Ci auguriamo che i giovani non si facciano illudere da una proposta che mira solo a distogliere l’attenzione dai reali problemi del mondo del lavoro nella sanità pubblica di oggi”
, riporta, tra le altre cose, la nota firmata da Anaao Giovani, Als e Gmi.
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