Strage di Paderno Dugnano: gli esperti parlano del ruolo dei genitori e della scuola - Studentville

Strage di Paderno Dugnano: gli esperti parlano del ruolo dei genitori e della scuola

Strage di Paderno Dugnano: gli esperti parlano del ruolo dei genitori e della scuola

Un diciassettenne responsabile della tragica uccisione dei suoi familiari riaccende il dibattito sulla violenza giovanile e sulla crisi educativa.

La recente strage di Paderno Dugnano, in cui un ragazzo di 17 anni ha ucciso i suoi genitori e il fratellino, ha scosso l’opinione pubblica e sollevato interrogativi profondi sullo stato di salute della nostra società e delle istituzioni educative. L’adolescente, reo confesso, ha dichiarato di aver agito spinto da un malessere interiore che lo tormentava da tempo. Questo tragico episodio ha riportato al centro del dibattito la questione della violenza tra i giovani e il ruolo cruciale che genitori e scuola devono assumere per prevenire tali drammatiche derive. Abbiamo raccolto le testimonianze di alcuni esperti.

La violenza nella società moderna

Secondo Paolo Crepet, noto psichiatra e sociologo, il contesto in cui viviamo è intrinsecamente violento e questo non può che riflettersi sui comportamenti dei più giovani. “Questa è una società violentissima. A Torino hanno massacrato un signore che faceva le bolle di sapone alla stazione, non è follia, è odio. È odio anche andare a 200 chilometri l’ora in auto con la propria fidanzata e finire contro un albero, se ami la tua ragazza vai a 65 orari e le accarezzi la mano. Ai 200 all’ora si è indifferenti alla vita dell’altro, è ovvio. Perché ci riguardano. Le famiglie non funzionano, la scuola è abbandonata a sé stessa”.

Crepet ha criticato duramente l’approccio educativo adottato in Italia, sottolineando come il protezionismo esasperato dei genitori non faccia altro che alimentare il disagio giovanile. “Vai a discutere se tuo figlio ha preso un brutto voto, se ha preso 5? Ma cosa ti interessa se tuo figlio ha preso 5? Saranno cavoli suoi. Lascialo di fronte alle sue responsabilità. I genitori italiani non sono protettivi quando dovrebbero esserlo, vale a dire a partire dalle 9 di sera. Sono protettivi in modo sbagliato”.

La fragilità educativa

Il pedagogista Daniele Novara ha messo in luce un altro aspetto cruciale del problema: la tendenza dei genitori a instaurare con i figli rapporti troppo confidenziali, a scapito dell’autorità educativa. “Troppo spesso si cercano con i figli relazioni confidenziali, se non amichevoli, che non arginano di certo le istanze aggressive. Genitori che vivono spesso nell’innocenza del mito del dialogo, della parola, dello scambio. Così facendo abdicano al loro ruolo genitoriale, impedendo il mantenersi della giusta distanza e quindi della propria titolarità educativa. E finendo con il diventare amici dei figli, e non genitori. Un quadro che sta creando una generazione di ragazzi e ragazze scarsamente propensi a gestire le contrarietà, quelle situazioni in cui gli altri non sono d’accordo con te, non ti danno ragione, le cose non vanno come volevi. Si creano così corto circuiti che portano spesso a comportamenti aggressivi legati alla frustrazione di non saper gestire adeguatamente i conflitti relazionali”.

Secondo Novara, la scuola dovrebbe svolgere un ruolo fondamentale nel colmare le lacune educative dei genitori, ma spesso non riesce a farlo. “La scuola, che potrebbe essere il luogo deputato a sanare questa mancanza, fa troppo poco su questo versante nonostante la poca capacità di affrontare i conflitti in modo sano sia estremamente diffusa nella fascia adolescenziale. La difficoltà nella gestione delle contrarietà e dei conflitti è l’anticamera della violenza. Per questo abbiamo bisogno di progetti educativi dedicati alla buona gestione dei conflitti e non di tenere i nostri ragazzi e le nostre ragazze lontani da ogni contrarietà, in un mito dell’armonia che non ha alcun senso”.

Il vuoto interiore dei giovani

Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta infantile, ha condiviso sui social la sua preoccupazione per il vuoto emotivo che sembra affliggere molti giovani oggi. Riferendosi alle parole del ragazzo di Paderno Dugnano, Pellai ha sottolineato come l’adolescente si sentisse estraneo e disconnesso sia dal mondo esterno che da sé stesso. “Le poche parole dell’adolescente reo confesso ci fanno intuire che quel ragazzo si sentiva estraneo, dislocato e sconnesso sia rispetto al mondo intorno a sé sia nei confronti di sé stesso. Come questo vissuto di depersonalizzazione e derealizzazione possa portare ad uccidere tutta la propria famiglia sarà il tempo, forse a dircelo. Io percepisco la dimensione del vuoto interiore in questi eventi e mi colpisce che il ragazzo abbia dichiarato che un minuto dopo aver compiuto la strage, si sia reso conto che ciò che aveva fatto non risolveva il suo dolore e rappresentava qualcosa di irreparabile”.

Pellai ha quindi esortato i genitori a non lasciarsi sopraffare dalla paura, continuando a essere presenti nella vita dei loro figli, senza però invaderla. “In noi genitori, oggi c’è sgomento e dolore. Continuo a ricevere messaggi di genitori che vorrebbero essere rassicurati, che chiedono parole che ci facciano sentire dalla parte giusta, in un territorio della vita in cui garantirsi la certezza che a noi queste cose non capiteranno mai. Io non posso dare a nessuno questa certezza. Tanto meno la posso dare a me, che sono padre di quattro figli. Però invito tutte le mamme e i papà a non lasciarsi sopraffare dal senso di impotenza e di paura. Continuiamo ad essere presenti sulla scena della vita dei nostri figli, senza invaderla. Continuiamo a farli stare nella vita reale, in modo tale che escano nel mondo e continuino a desiderare di esplorarne la bellezza e quell’ignoto della cui scoperta non puoi fare a meno, quando sei adolescente. Aiutiamoli a fare rete perché possano incontrarsi con persone vere e reali. Continuiamo a parlare tra noi adulti di ciò che davvero conta nella vita, che non è garantire solo benessere materiale e protezione fisica ai nostri figli, bensì essere capaci di spingerli anche là dove il terreno della vita è sconnesso e aspro. Smettiamola di avere paura delle loro cadute e delle sbucciature dei loro cuori e delle loro ginocchia. In questo momento in cui tutti siamo pieni di paura, i nostri figli hanno bisogno di una sola cosa: di adulti coraggiosi che sappiano tenere alto lo sguardo verso il cielo”.

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