Studente genio lascia la scuola: il caso
Studente lascia la scuola al terzo anno del liceo superiore e poi ottiene due lauree ed un master? Stiamo parlando di Matteo Fabbri, ragazzo di 24 anni che ha abbandonato la scuola al terzo anno del liceo classico per poi prendere la maturità da autodidatta e privatista. Ora è dottorando con due lauree ed un master. Ha raccontato lui stesso attraverso le pagine de La Repubblica: “In classe sei schiacciato dall’uniformità, ma gli studenti non sono tutti uguali, c’è chi fa fatica e chi come me vuole accelerare. La didattica dovrebbe essere personalizzata. Non venivo valorizzato per le mie capacità, avevo bisogno semmai di programmi accelerati, mi hanno ignorato. Non mi lasciavano più nemmeno parlare, una sofferenza per me, mi chiedevo: allora perché studio? E quando smarrisci il senso perdi ogni motivazione“.
Studente genio lascia la scuola: le dichiarazioni di Matteo
Matteo si è sentito solo per aver lasciato gli studi, ma nel frattempo lavorava come collaboratore di un giornale locale, frequentando un gruppo sportivo. Alla Maturità si è poi presentato da privatista ed è riuscito ad ottenere una votazione di 95 punti su 100. Un risultato più che raro per un candidato esterno. “Non mi interessa il nome in sé che può anche essere frutto di una ideologia, vorrei vedere cosa produce sul campo. L’Italia, per esempio, non ha mai recepito la direttiva europea sulla plusdotazione”, ha dichiarato lo studente in merito alla nuova dicitura del Ministero dell’Istruzione che adesso ingloba anche il Merito.
Studente genio lascia la scuola: perché succede
“La scuola del merito di cui parliamo noi deve sviluppare i talenti individuali dei ragazzi, promuovendo le attitudini di ciascuno”, ha dichiarato proprio il neo Ministro Giuseppe Valditara attraverso le pagine de Il Messaggero annunciando l’arrivo della figura del docente tutor che avrà una formazione specifica e dovrà operare insieme agli altri docenti per seguire quegli studenti con più difficoltà di apprendimento. Non solo. Anche quei ragazzi che sono più bravi degli altri e quindi in aula si annoiano. Come accaduto nel caso di Matteo. “Abbiamo varato quello che chiamo il portfolio sintetico dello studente, cioè la narrazione che accompagna i ragazzi, rappresenta i loro successi, i miglioramenti, le problematicità. Il voto è un indicatore di un momento, ed uno stimolo, è dunque solo un mezzo. Ciò che serve è una valutazione complessiva“, ha concluso.
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