«Non ti staccherò gli occhi di dosso, tesoro mio». Questa – che non è neanche una delle più spinte – è una delle frasi che, per anni, un professore di Siena ha rivolto ad una sua alunna. Il docente, ancora oggi in servizio, avrebbe continuato a rivolgere apprezzamenti di questo calibro alla sua allieva per decenni. Ma ora la ragazza, oramai ex studentessa, ha deciso di denunciarlo insieme alle sue compagne.
Le frasi del professore accusato di molestie sessuali
“Bella la foto con la finestra. Bella te soprattutto”, “Non vedo l’ora di vedere il tuo vestito all’esame”, “Se eri scalza e hai tagliato i piedi non ti amo più”. Queste sono solo alcune delle frasi che il professore ha indirizzato nella sua carriera ad una delle sue studentesse, e che oggi potrebbero valergli una bella condanna per molestie sessuali. Le frasi, inviate sia tramite chat private che tramite i social, contengono evidentemente apprezzamenti del tutto fuori luogo per un contesto, quello scolastico, nel quale i fatti si sono svolti. Una volta terminato il suo percorso di studi, la ragazza ha deciso di denunciare, e con lei una serie di altre studentesse.
La modalità scelta dalla stessa è stato un video, che ha realizzato insieme alle sue compagne e che ha indirizzato all’istituto scolastico. E’ seguito un esposto alla procura senese, avvalendosi del supporto di un’associazione, Donna chiama donna. Così come ha dichiarato la onlus, nella persona dell’avvocato Claudia Bini, il professore non sarebbe stato nuovo a tale tipologia di “complimenti” nei confronti delle sue studentesse. Avrebbe continuato, imperterrito, per diversi anni:
“Il professore aveva comportamenti sessualmente molesti e inadeguati con le studentesse. Eppure è rimasto al suo posto, libero di molestare le studentesse o di farle sentire in colpa per non averlo lasciato fare”.
Studentessa denuncia molestie sessuali dal professore
Secondo l’associazione Donna chiama donna, la scuola avrebbe fatto ben poco in merito: avrebbe addirittura fatto finta di non vedere, o comunque avrebbe minimizzato la cosa. Probabilmente, se fosse intervenuta prima, si sarebbe potuti giungere ad una soluzione molto meno indolore, senza il ricorso ad azioni legali. Ma, soprattutto, un intervento immediato avrebbe risparmiato a tante studentesse di sperimentare quelle che sono, in tutto e per tutto, delle molestie sessuali in piena regola.
Tutto sarebbe cominciato nel 2015. La prima ragazza a denunciare i messaggi “catcalling”, ai tempi in cui sono avvenuti, era un’adolescente. Il professore le avrebbe scritto, tra gli altri: “Ma quanto sei bella”, “Sei bellissima. Abbronzata poi…”. Ma non si sarebbe fermato alle parole. Secondo altre studentesse, anche in classe, durante le interrogazioni, l’uomo avrebbe accompagnato le verifiche orali con “gesti e contatti fisici equivoci”. Il video realizzato dalla ragazza per denunciare il tutto e inviato alla scuola a nulla è servito, e così le alunne hanno deciso di rivolgersi all’associazione antiviolenza.
Una volta divenuto di pubblico dominio – dopo aver ricevuto la pec da parte dell’associazione – la dirigenza della scuola avrebbe fatto sapere di non essere a conoscenza dell’accaduto. Successivamente ha dichiarato di aver effettuato la dovuta segnalazione alle autorità competenti. In tutto questo, dopo la denuncia della studentessa delle molestie sessuali, il professore sarebbe ancora al suo posto, a scuola, a continuare ad insegnare ad alunni e alunne.