Studenti "esonerati" dalla Divina Commedia: il caso in una scuola media di Treviso - Studentville

Studenti "esonerati" dalla Divina Commedia: il caso in una scuola media di Treviso

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Un bizzarro caso di esonero scolastico ha accesso il dibattito culturale in Italia.

In una scuola di Treviso due studenti musulmani sono stati esentati dallo studio della Divina Commedia a causa della rappresentazione di Maometto nell’Inferno. L’episodio ha suscitato polemiche e interrogativi sul ruolo della letteratura nella formazione degli studenti e sulla gestione della sensibilità religiosa. Antonio Montefusco, professore di letteratura latina medievale e umanistica all’università Ca’ Foscari di Venezia, interviene per sottolineare l’importanza di spiegare i testi letterari piuttosto che censurarli.

La vicenda

Nelle scuole medie Felissent di Treviso una docente di lettere ha esonerato due studenti musulmani dallo studio della Divina Commedia di Dante Alighieri; la decisione è stata presa dopo aver chiesto ai ragazzi di religione non cattolica se volessero evitare lo studio di opere che potrebbero essere percepite come offensive: nel 28° canto dell’Inferno, infatti, Maometto viene descritto come un portatore di scisma.

Reazioni e polemiche

L’episodio ha attirato l’attenzione del Ministero dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, che ha inviato degli ispettori a Treviso proprio per verificare l’accaduto, definendo “inammissibile” l’esclusione di un pilastro della letteratura italiana per motivi religiosi. Anche Paola Frassinetti, Sottosegretario all’Istruzione, ha espresso indignazione, sottolineando l’importanza di conoscere la cultura del paese in cui si vive e si studia. Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato, ha criticato la decisione della scuola come un insulto alla cultura italiana e un pericolo per l’integrazione.

L’opinione del dantista Antonio Montefusco

Raggiunto dal Corriere del Veneto, Antonio Montefusco, professore associato di letteratura latina medievale e umanistica all’università Ca’ Foscari di Venezia, ha offerto la sua prospettiva di studioso e docente sulla questione. «Partirei da qui, dall’impossibilità di definire un testo letterario un “problema”. Faccio molta difficoltà a farlo, anche solo in modo speculativo. Nel testo in questione, la Divina Commedia, viene data di Maometto una lettura fortemente negativa, certo, che tuttavia risente di un momento storico di fortissimo conflitto tra le due grandi religioni monoteiste, Islam e Cristianesimo. Naturalmente questo va spiegato agli studenti, durante la lettura del testo».

Montefusco insiste sull’importanza di guidare gli studenti nella lettura della Divina Commedia, chiarendo che la conoscenza reciproca tra Cristianesimo e Islam era limitata nel periodo in cui Dante scriveva. Dante non era né un fondamentalista né un grande tollerante, ha spiegato Montefusco, aggiungendo che il poeta fiorentino aveva un approccio aperto alle tradizioni intellettuali arabe. Infatti, Dante era un grande lettore della filosofia greca, mediata al mondo latino proprio dalla cultura araba.

Secondo Montefusco, è fondamentale evitare la polarizzazione e la semplificazione del pensiero. «Trovo bizzarro contrattare il programma di insegnamento coi genitori. E poi questo tipo di scelte apre a problematiche senza senso. È ovvio che leggendo i testi della cultura antica, latina e pagana, troviamo testi che gli stessi cristiani hanno condannato. Ma a che pro scagliarsi contro questi testi? Non abbiamo letto per secoli il “De rerum natura”. I monaci lo avevano e lo tenevano “incarcerato” nei monasteri e non lo facevano girare. E che dire del Roman de la rose? Lì si trova e nemmeno troppo tra le righe l’invito a forzare la propria donna al rapporto quando lei resiste. Vogliamo forse dire che assurdità di questo tipo siano considerate leggibili oggi? Il punto è un altro». Censurare i testi letterari per motivi religiosi priva gli studenti di un’importante opportunità di crescita intellettuale e culturale «La letteratura deve allenare a comprendere culture diverse. Il punto è imparare a leggere e comprendere queste culture che si muovono secondo direttrici ‘altre’ rispetto alle nostre».

Gli interrogativi tra educazione e integrazione culturale

La vicenda di Treviso solleva interrogativi cruciali sull’educazione e sull’integrazione culturale. Se da un lato c’è chi vede nella scelta della docente un atto di rispetto verso le sensibilità religiose, dall’altro emerge la preoccupazione che tale scelta possa portare a una frammentazione culturale e a una perdita di opportunità educative. La letteratura, in particolare, andrebbe vista come un ponte tra culture diverse, capace di arricchire il dialogo e la comprensione reciproca e chi la insegna dovrebbe promuovere l’inclusione e la conoscenza reciproca, piuttosto che la censura e l’esclusione.

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