Studenti in piazza contro tagli all’istruzione e riarmo: no bombe, ma scuole per tutti

Studenti in piazza contro tagli all’istruzione e riarmo

Migliaia di studenti hanno protestato contro i tagli all'istruzione pubblica e l'aumento delle spese militari, esprimendo il loro disappunto verso il governo.
Studenti in piazza contro tagli all’istruzione e riarmo

Migliaia di studenti hanno invaso le piazze italiane per protestare contro i tagli all’istruzione pubblica e l’aumento delle spese militari. Con striscioni e slogan come “No bombe, ma scuole per tutti”, i manifestanti hanno espresso il loro disappunto verso le politiche del governo Meloni, considerate penalizzanti per il settore educativo.

La mobilitazione, diffusa in numerose città del paese, nasce dalla preoccupazione per un sistema formativo sempre più definanziato mentre crescono gli investimenti nel settore bellico, creando quello che gli studenti definiscono un inaccettabile squilibrio di priorità nelle scelte di bilancio statale.

Contesto e motivazioni delle proteste

Al centro della mobilitazione studentesca c’è la denuncia di un sistema che taglia i fondi all’istruzione mentre aumenta le spese militari. Gli studenti contestano il calo di 170 milioni di euro destinati all’università solo nell’ultimo anno, definendolo “inaccettabile” in un contesto di crescente militarizzazione.

Le critiche si concentrano sulle riforme promosse dal governo Meloni, in particolare la riforma Valditara e l’alternanza scuola-lavoro, considerate dannose per la qualità dell’istruzione. I manifestanti denunciano anche quello che definiscono un “asservimento completo ad aziende belliche e privati” nelle scuole e università, invocando investimenti per una didattica di qualità.

Dettagli delle manifestazioni

Le manifestazioni si sono svolte contemporaneamente in numerose città italiane, con modalità simili ma ciascuna con peculiarità locali. A Genova, i collettivi studenteschi hanno appeso ai lampioni cartelli raffiguranti i volti della premier Giorgia Meloni, dei ministri Giuseppe Valditara e Anna Maria Bernini, oltre alla presidente della commissione europea Ursula von der Leyen, trasformandoli in bersagli e lanciandovi contro arance e uova.

A Roma, davanti al Ministero dell’Istruzione, i manifestanti hanno compiuto un gesto fortemente simbolico bruciando una bandiera europea mentre gridavano slogan contro le politiche di austerità nell’istruzione. Il corteo torinese è stato invece aperto da uno striscione con la scritta “Soldi alla formazione, non alla guerra”, accompagnato da due fantocci: uno raffigurante il ministro Valditara con elmetto e giacca mimetica, definito “sceriffo”, e l’altro rappresentante un asino con la scritta “Bernini somara”.

Le mobilitazioni hanno coinvolto anche Bologna, Pisa, Milano e Brindisi, dove studenti e simpatizzanti hanno organizzato cortei e presidi, uniti da un comune rifiuto delle politiche governative sull’istruzione e dalla preoccupazione per l’aumento delle spese militari.

Reazioni e richieste degli studenti

Gli studenti avanzano richieste chiare: stop ai tagli all’istruzione, stabilizzazione dei precari e netto rifiuto del riarmo militare. “Studenti e lavoratori uniti per un mondo diverso” è lo slogan che risuona nelle piazze italiane. Le critiche si concentrano sulla ridistribuzione delle risorse statali verso il settore bellico, mentre le università soffrono.

Particolarmente emblematico lo striscione torinese “Soldi alla formazione, non alla guerra”, che sintetizza perfettamente il messaggio centrale delle proteste. I manifestanti denunciano l’incompatibilità tra la riduzione dei fondi educativi e l’incremento delle spese militari.

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