Il momento storico attuale non è certo dei più rosei e proprio in questa delicata congiuntura i ragazzi hanno deciso di alzare la testa per far sentire ancora più forte la propria voce. L’avvento della primavera ha visto non a caso un rinfocolarsi delle proteste studentesche con un’ondata di occupazioni in tutta la Penisola.
Gli studenti, da Nord a Sud, stanno cercando di esprimere in maniera proattiva le loro rimostranze, soprattutto in relazione alla gestione dell’istituzione scolastica, per poter innescare un cambiamento reale. Sono anche avvenuti degli incontri tra alcune rappresentanze studentesche e il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, ma si sono conclusi con un nulla di fatto.
“Abbiamo una lunga lista di obiezioni da fare al Ministero. Per esempio, come vengono spesi i soldi del Pnrr per la scuola?” ha dichiarato al Corriere della Sera una studentessa del liceo Galvani di Bologna, dove sono occupati anche il liceo Fermi e l’istituto Belluzzi.
Occupazioni in tutta Italia: i ragazzi vogliono far valere le loro istanze
“La mobilitazione – ha aggiunto la studentessa del Galvani – è in sostegno di quella nazionale. Innanzitutto, per evidenziare le contraddizioni del sistema scolastico. La nostra scuola non ha problemi strutturali, diciamo. Però ogni giorno viviamo il disagio della competitività”.
Le motivazioni alla base delle occupazioni a livello nazionale riguardano in particolare la richiesta di soppressione dei Pcto e il peggioramento generale del benessere psicologico dei più giovani, a cui la scuola non offre adeguato ascolto e protezione. Gli studenti si stanno spendendo anche per modificare il sistema di valutazione e ottenere l’introduzione di un giudizio che tenga conto del percorso di apprendimento.
A queste istanze si è unita nell’ultimo mese anche la volontà di esprimere in maniera compatta e unitaria un messaggio di pace e di netto rifiuto rispetto all’aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina. “Vediamo una nuova sensibilità nei nostri coetanei: tantissimi sono pronti a mobilitarsi, cosa che non accadeva prima” ha spiegato sempre al Corriere Giorgia Cocuzza, responsabile comunicazione dell’Uds a Milano.
I ragazzi occupano per chiedere un profondo ripensamento dell’istituzione scolastica
“È vero che forse i cambiamenti o i benefici non si vedono subito, ma occupare è un messaggio forte, con cui si dice che la scuola ce la riprendiamo perché come è gestita adesso non ci va bene” ha sottolineato Giorgia. E in effetti, oltre alle occupazioni, a Milano sono state portate avanti anche altre iniziative, come l’autogestione al Beccaria e le lezioni promosse dal collettivo studentesco in abbinata a quelle normali al Berchet.
Ciò nonostante, lo strumento dell’occupazione è ancora ritenuto la soluzione più impattante, come specificato da Giorgio, tra i responsabili del Coordinamento dei Collettivi: “L’occupazione è la forma più efficace, la cogestione è un contentino che i presidi danno agli alunni. Occupare è un diritto imprescindibile, in cui si riprendono gli spazi per parlare di temi ancora tabù a scuola: l’alternativa culturale di cui parliamo nelle manifestazioni, in questi giorni la mettiamo in pratica” ha concluso lo studente.