Vuoi andare in bagno? Ti ci porta il prof! – Non sappiamo quanto abbia influito la recente vicenda dei due ragazzi sorpresi a fare sesso nel bagno (maschile) della scuola, fatto sta che Caterina Allegretta, preside dell’Istituto tecnico commerciale “Nizzola” di Trezzo sull’Adda, ha preso una decisione drastica: gli studenti dovranno essere scortati per andare in bagno e in qualsiasi altro spostamento all’interno dell’edificio.
Il nuovo regolamento è stato messo nero su bianco, due pagine approdate su tutti i banchi che hanno – ovviamente – provocato amarissime reazioni.
Il regolamente rigidissimo – Gli studenti, in tutto circa 350, hanno scioperato davanti ai cancelli. Ma è poco probabile che questo possa servire a fare marcia indietro. Bagni, aule, laboratori, palestre: ovunque, in quella scuola, adesso ci sono rigidissimi controlli. Ogni passo di ogni allievo è tenuto d’occhio dal personale scolastico. La preside ha spiegato i suoi motivi. Almeno, quelli ufficiali: “l’Ufficio scolastico regionale ha diramato una circolare in cui si pone l’accento sulla sicurezza nelle scuole. Questo perché le assicurazioni si attaccano ai cavilli pur di non pagare, e quando accade qualcosa i soldi da tirare fuori non sono pochi”.
Gli studenti non ci stanno – Insomma, lo scopo sarebbe quello di evitare incidenti. Vien da pensare, tuttavia, che si voglia scansare anche il rischio di condotte – come dire – “immorali”. I controlli vengono esercitati persino durante la ricreazione: a turno, due professori si piazzano lì e sorvegliano i giovani che vanno in cortile, magari per fumare una sigaretta. “Al riguardo – annuncia la Preside – ho stilato anche un apposito calendario per coinvolgere tutti i docenti”. Se qualche prof esagera, però, la Allegretta è pronta a intervenire: “Ci sono stati problemi, alcuni insegnanti usano i paraocchi. Ho detto ai ragazzi di venire da me per risolvere la questione”. Ma non sono affatto contenti, i ragazzi: “Le norme che ci impongono – dicono – sono troppo restrittive, sentiamo poca fiducia nei nostri confronti. Siamo studenti, non carcerati”.