Se non siete appassionati di opera, probabilmente il termine cabaletta vi suonerà del tutto nuovo. Vale, tuttavia, la pena approfondire: ecco tutto quello che c’è da sapere.
Etimologia e significato di cabaletta
Con il sostantivo femminile cabaletta (prob. da coboletta, dim. di cobola, dal provenzale antico cobla, ovvero coppia, distico, strofa) si è soliti indicare una breve aria d’opera, di movimento vivace, semplice e molto orecchiabile, in contrasto ritmico rispetto alle precedenti sezioni.
Più nello specifico, nel melodramma italiano dell’Ottocento, con il termine cabaletta si definiva un brano in tempo vivace, posto in genere a conclusione di un’aria, un duetto, una scena o di un concertato. Essa era formata da un periodo musicale a due ripetizioni, intramezzate da un ritornello orchestrale e completato da una coda ad effetto, mirata a suscitare il consenso del pubblico.
Nonostante le critiche rivolte all’utilizzo della cabaletta quale espediente per ingraziarsi la platea, nella prima metà del XIX secolo la fortuna di tale forma si è rivelata stabile e duratura, tanto che Verdi la inserì persino nell’ Otello.
Esempi di Cabaletta
Esempi di cabaletta piuttosto famosi sono:
- “Di quella pira“, dal Trovatore di Giuseppe Verdi.
- “Ah bello, a me ritorna”, dalla Norma di Bellini.
- “Non più mesta accanto al fuoco”, da La Cenerentola di Rossini.
- “Sempre libera degg’ io”, dalla Traviata di Giuseppe Verdi.
- “Salgo già del trono aurato”, dal Nabucco.
- “Sì vendetta, tremenda vendetta”, dal Rigoletto.
- “Tu vedrai che amore in terra”, da Il Trovatore.
Altri termine da approfondire sono:
- C - D