Giulio Regeni, il caso dell’omicidio del ricercatore italiano
Trovare la verità sull’uccisione di Giulio Regeni è un dovere e l’Italia continuerà a sostenere in tutte le sedi la ricerca della verità sull’assassinio del giovane ricercatore triestino. Per conoscere questa verità, più volte invocata, forse bisognerà attendere, intanto facciamo il punto della situazione: scopriamo chi era Giulio e come si stanno evolvendo le indagini.
Chi era Giulio Regeni: vita e attività di ricerca
Regeni nasce a Trieste il 15 gennaio 1988, cresce a Fiumicello ( Udine) e studia all’Armand Hammer United World College of the American West (Nuovo Messico – Stati Uniti d’America) e poi nel Regno Unito. Inizia ad occuparsi di Medio Oriente e dopo aver lavorato presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale e aver svolto per un anno ricerche per conto della società privata di analisi politiche Oxford Analytica, si impegna in un dottorato di ricerca presso il Girton College dell’Università di Cambridge. Al momento della sua scomparsa si trovava in Egitto per svolgere una ricerca sui sindacati indipendenti egiziani presso l’Università Americana del Cairo per denunciare la difficile situazione sindacale dopo la rivoluzione egiziana del 2011. Dal 25 gennaio 2016 del ricercatore non si hanno più notizie fino al ritrovamento del corpo nudo e mutilato, trovato il 3 febbraio 2016 in un fosso lungo la strada del deserto Cairo-Alessandria. Le indagini hanno decretato che il corpo di Giulio è stato torturato. Il funerale del giovane friulano si è svolto a Fiumicello il 12 febbraio 2016.
Caso Regeni: le indagini sulla morte di Giulio
La morte del ricercatore non ha ancora avuto giustizia. Le indagini sono ancora in essere ma non hanno mai chiaramente svelato i motivi dell’assassinio del Regeni. Tutto è ancora avvolto nel mistero e sono molte le cose che non tornano, a causa di depistamenti, omertà, rimbalzi tra autorità. Vediamo di capirci qualcosa in più ripercorrendo come sono andati i fatti:
- Quando il corpo di Giulio è stato ritrovato si è parlato subito di incidente stradale. In un secondo momento, le autorità egiziane, avanzarono l’idea che il ricercatore fosse stato ucciso per motivi personali dovuti ad una presunta relazione omosessuale oppure allo spaccio di stupefacenti. Un’altra pista seguita voleva Regeni ucciso da organismi del controspionaggio egiziano.
- Fin da subito le autorità egiziane hanno garantito a parole la loro disponibilità per cercare la verità ma nei fatti le cose sono andate diversamente. L’ostruzionismo è stato fin da subito evitente: primo perchè gli investigatori italiani hanno interrogato pochi testimoni per alcuni minuti, dopo che gli stessi erano già stati interrogati per ore dalla polizia egiziana; secondo: le riprese video della stazione della metropolitana dove Regeni è stato visto per l’ultima volta sono state cancellate; terzo: sono stati negati i tabulati telefonici. Infine, l’autopsia è stata condotta separatamente dalle autorità italiane ed egiziane: dalla relazione forense egiziana del 1º marzo 2016 scaturisce che Regeni fu torturato per un massimo di sette giorni a intervalli di 10-14 ore prima di essere ucciso ma il dossier ad oggi risulta incompleto. L’Italia ha quindi palesato la carente collaborazione del governo egiziano.
- Il 24 marzo 2016 la polizia egiziana ha ucciso in una sparatoria quattro uomini, indicati come probabili responsabili di sequestro di persona di Regeni. Il Ministero dell’Interno egiziano aveva appunto spiegato che questa banda fosse specializzata nei rapimenti di cittadini stranieri al fine di estorcere loro denaro e per questo Giulio era stato ammazzato. Tra l’altro era stata trovata una borsa con il logo della Federazione Italiana Giuoco Calcio nella quale erano stati trovati il passaporto di Giulio, i tesserini di riconoscimento dell’Università di Cambridge e dell’Università Americana del Cairo, oltre alla carta di credito; era presente anche un pò di hashish, e grazie a questo la polizia egiziana portava avanti la tesi dell’omicidio per motivi di droga. Solo dopo l’ufficio del procuratore di Nuovo Cairo ha negato che la banda criminale fosse coinvolta nell’omicidio.
- Solo nel settembre 2016 il governo egiziano ha consegnato i tabulati telefonici. Intanto i pubblici ministeri egiziani in visita a Roma hanno ammesso per la prima volta che Regeni era sorvegliato dalla polizia egiziana prima della sua scomparsa.
- Nel settembre 2017 il legale egiziano che seguiva il caso per conto della famiglia, Ibrahim Metwaly, è stato incarcerato in Egitto con l’accusa di voler sovvertire il governo Al Sisi. Nell’aprile 2016 le forze speciali della polizia egiziana avevano inoltre arrestato il consulente egiziano della famiglia Regeni, Ahmed Abdallah, presidente dell’organizzazione non governativa “Commissione egiziana per i diritti e le libertà”, con l’accusa di sovversione e terrorismo.
Il caso Regeni e le accuse al governo egiziano
Giulio è stato ammazzato ma la verità ancora è latente e molto lontana, complicata dai continui depistamenti delle autorità egiziane. Si è venuto a creare un caso internazionale: da un lato sono forti le accuse contro il governo egiziano, sospettato di avere un ruolo chiave nell’omicidio del giovane ricercatore. Il motivo è semplice: la ricerca di Regeni avrebbe potuto portare scompiglio all’interno del governo, quindi il movente ad eliminarlo. Ricordiamo infatti che la polizia del Cairo aveva già svolto indagini sul ragazzo nei giorni 7, 8 e 9 gennaio su esposto del Capo del sindacato dei venditori ambulanti Mohamed Abdallah che aveva incontrato Giulio il 13 ottobre 2015. Sappiamo quindi che lo aveva denunciato alla polizia di Gyza il 6 gennaio e lo aveva seguito fino al 22 gennaio, ovvero 3 giorni prima della scomparsa. Ovviamente il governo ha respinto ogni accusa, tirando in ballo i Fratelli Musulmani, mandatari del crimine per coinvolgere il governo egiziano e aprire la crisi tra Italia ed Egitto.
Verità per Giulio Regeni
Il 10 marzo 2016 il Parlamento europeo a Strasburgo ha condannato la tortura e l’uccisione di Giulio Regeni e le continue violazioni dei diritti umani del governo di al-Sisi in Egitto ma nonostante siano state molte le reazioni internazionali alcune nazioni hanno preferito rimanere in silenzio. Oltre 4.600 accademici hanno firmato una petizione per chiedere un’inchiesta sulla sua morte e sulle numerose sparizioni che si verificano in Egitto ogni mese ma dopo oltre un anno Giulio non ha ancora trovato pace e non non sappiamo la verità sulla sua scomparsa. Del resto, il caso Regeni, tra attualità e storia, si inserisce in un contesto sordido, pieno di ombre, di accuse e di complotti e mette in gioco più di un attore e disturba molti. Per ora, i rapporti tra Italia e l’Egitto rimangono congelati, Roma non è riuscita a ottenere nulla di concreto o quasi dal Cairo e tutto il mondo che reclama a gran voce la verità resta in attesa.