Cosa nostra: origine del nome e storia
Quando si parla di “Cosa Nostra”, tutti pensiamo alla mafia, in particolare a quella Siciliana, ma da cosa deriva questa locuzione? Il termine “Cosa Nostra”, pare sia risalente ai primi anni del XIX secolo, utilizzato dal ceto sociale dei massari, dei fattori e dei gabellotti, che si occupavano di affidare i terreni della nobiltà siciliana ai braccianti, rappresentò da sempre un sistema di potere integrato con il potere politico-economico ufficiale vigente. Divenne una vera e propria associazione a delinquere, con gerarchie e con specifiche usanze, tra le quali veri e propri riti di iniziazione, quando i proprietari terrieri, che facevano contratti sempre più temporanei ai gabellotti, li costrinsero ad approfittare e sfruttare i poveri braccianti, in cambio i proprietari terrieri, attraverso metodi coercitivi e violenti offrivano la loro protezione ai gabellotti e anche le loro conoscenze a Palermo, dove si siglavano la maggioranza dei contratti agricoli. Il sistema mafioso come lo conosciamo al giorno d’oggi, non è altro che l’evoluzione di questa prima alleanza, espandendo le proprie mire su altri fronti, come: il narcotraffico, l’esportazione illegale di armi, la prostituzione, l’estorsione e il gioco d’azzardo e utilizzando metodi sempre più violenti e persuasivi.
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Cosa nostra: boss celebri e processi
Per poter funzionare una buona organizzazione, se pure sia a delinquere, ha bisogno di un capo, in questo caso, trattandosi di “Cosa Nostra”, il capo viene denominato boss. Vediamo di seguito quali sono stati i boss più celebri e i processi al quale sono stati legati.
- Salvatore Riina: meglio conosciuto come Totò Riina o “u curtu” per via della sua statura, ultimo boss di Cosa Nostra, morto lo scorso Novembre 2017 in carcere. Ricordato soprattutto per le stragi di Carlo Alberto Dalla Chiesa (1982) e alle stragi di Capaci (maggio 1992) e via d’Amelio (luglio 1992), in cui persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Arrestato nel 1993, Totò, fu condannato a più ergastoli da scontare sotto il regime di carcere duro del 41 bis.
- Vito Cascio Ferro: uno dei primi grandi boss siciliani, a fare dell’estorsione un business che fu presto esportato in America. Nato a Palermo, nei pochi anni passati a New York consolidò i rapporti con la criminalità d’Oltreoceano. Viene ricordato per il macabro “delitto del barile” (in cui infilò, a pezzi, un falsario che voleva fare affari nel suo territorio). La passò liscia per ben 69 volte, ma nel 1930 il prefetto di ferro Cesare Mori lo fece condannare all’ergastolo. Cascio Ferro morì dimenticato in carcere a Pozzuoli (Na), senza cibo né acqua, durante l’evacuazione del 1943.
- Lucky Luciano: Vero nome è Salvatore Lucania, poi cambiato in Lucky, cioè fortunato, quando a New York sopravvisse al sequestro mafioso che gli valse una cicatrice sul viso e il soprannome. Nel 1936 venne arrestato negli Stati Uniti e condannato a 50 anni di carcere. Uscì di prigione 10 anni dopo, perchè secondo alcuni storici, collaborò con gli americani per favorire lo sbarco degli Alleati in Sicilia, nel 1943.
- Al Capone: più che un boss mafioso, fu un gangster e finì per diventare il simbolo della criminalità italo-americana. Soprannominato “Scarface”, ovvero lo sfregiato, per via di una cicatrice da coltello su una tempia, per aver difeso l’onore della sorella. per arrestarlo ci vollero 9 agenti incorruttibili. Fu condannato nel 1931 a 11 anni di carcere, ma per evasione fiscale.
- Carlo Gambino: Arrivò a New York dalla Sicilia e riuscì a fondare una delle famiglie più potenti del tempo, utilizzando l’astuzia lo suo stile “vecchio stampo” diventò uno dei modelli per il personaggio di Vito Corleone nel film “Il padrino” (Francis Ford Coppola, 1972).
- John Gotti: Gotti era un killer spietato e un narcotrafficante di primo piano, ma aveva un’aria da uomo di mondo. Uscì pulito da ogni tribunale finché, nel ’92, il suo braccio destro non lo tradì e lui finì all’ergastolo.
- Gaetano Badalamenti: Dal 1975 al 1984 Badalamenti gestì un traffico internazionale di eroina e cocaina tra Palermo e gli Stati Uniti. Lo spaccio avveniva nel retro di alcune pizzerie italiane in America, dove la droga arrivava nascosta anche tra i prodotti tipici italiani. Al suo nome è legata anche la morte di Peppino Impastato (1978), attivista antimafia che dai microfoni di radio Aut derideva l’attività di “Tano seduto”. Per questo omicidio Badalamenti fu condannato all’ergastolo nel 2002.
- Joe Bonanno: a 26 anni, divenne il più giovane boss d’America. Aveva fiuto per gli affari e tra le sue attività c’erano anche le pompe funebri. Scrisse anche un libro autobiografico, sotto falso nome.
- Joe Valachi: il cui vero nome era Joseph Valachi, fu il primo grande pentito, colui che parlò pubblicamente dell’esistenza della mafia e la definì con il termine “Cosa Nostra”. Tentò più volte il suicidio e la sua storia ispirò il personaggio di Frankie Pentangeli nel film “Il padrino II” (Francis Ford Coppola, 1974).
- Joe Masseria: In America lo chiamavano così, ma il suo vero nome era Giuseppe Masseria. Fu definito”l’uomo che può schivare le pallottole”, per via di un agguato da cui uscì miracolosamente indenne e con due fori di proiettile nel cappello di paglia. A ordinare il suo omicidio, nel 1931, fu il boss Lucky Luciano, durante il conflitto italo-americano, combattuto a New York tra i Maranzano e i Masseria.
- Tesine