DAD post pandemia: cosa accadrà
Se c’è chi dice che ora uno studente su tre vada peggio a scuola a causa della DAD, c’è anche chi pensa abbia avuto benefici per i ragazzi. Secondo l’analisi annuale dell’Osservatorio sulla didattica digitale di MyEdu, piattaforma di formazione digitale nata nel 2013 a Milano, che collabora con il Ministero dell’Istruzione attraverso il protocollo d’intesa “per la realizzazione di azioni a supporto dell’innovazione didattica e digitale nella Scuola Italiana”, ben 7 genitori su 10 pensano che questo tipo di tecnologia sia importante. Fondamentale. Al giorno d’oggi quasi tutti hanno una buona connessione ad internet ed i mezzi di comunicazione adatti, perciò meno di 2 famiglie su 10 hanno avuto problemi in questo senso. Solo 3 mamme su 10, invece, manterrebbero le lezioni “ibride” anche in futuro.
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DAD post pandemia: l’analisi
MyEdu ha realizzato questa indagine in partnership con l’istituto di ricerche Bva Doxa su un campione totale di 3.500 tra studenti dai 5 ai 13 anni e i genitori che hanno vissuto la DAD con loro. Ha dichiarato in merito Laura Fumagalli, presidente di MyEdu: “Questo biennio di Dad ha accelerato di almeno 5/6 anni il grado di utilizzo degli strumenti di didattica digitale da parte di docenti e alunni. Per analizzare cosa è mancato in questo periodo e per migliorare l’offerta di contenuti e risorse digitali è fondamentale partire dalle esperienze dirette di chi ha vissuto questa fase così delicata in prima persona. Investire sulla didattica digitale integrata oltre la fase emergenziale è oggi essenziale per rendere questi strumenti sempre più rispondenti alle reali esigenze del mondo della scuola e della famiglia“.
DAD post pandemia: i dati
Cosa è rimasto di positivo dell’esperienza della DAD? Il 39% delle persone spera che non venga più utilizzato questo metodo, mentre il 29% desidera venga riproposto anche in futuro. Ricordiamo che le mamme sono quelle che hanno seguito di più i figli in questo periodo con il 67%: a seguire troviamo i papà con il 17% e i nonni con il 9%. A preoccupare comunque i genitori c’è stato il fattore psicologico, visto che gli adolescenti hanno risentito molto dell’isolamento e il distanziamento. Il 65% dei genitori ha più ansia rispetto al passato riguardo l’istruzione dei figli. Ha aggiunto Cristina Liverani, Kids & Special Projects Unit Manager di Bva Doxa: “Durante la pandemia la tecnologia è stata protagonista delle giornate in modo più evidente che negli anni precedenti, un’occasione per i genitori per coglierne i diversi aspetti e le potenzialità. Di fronte a una situazione tanto anomala si sono abbattute barriere radicate nel tempo. I genitori dei ragazzi tra i 5 i 13 anni, infatti, vedono nei device tecnologici oggetti utili come supporti per la didattica e la formazione (33% dei genitori intervistati), per passare il tempo (30%) o per mettersi in contatto con amici e parenti (24%). Oltre al digital, la ricerca ha voluto dare spazio anche alla “normalità” della giornata, con una domanda specifica sulle attività svolte oltre “all’andare a scuola“.