DIALOGO DELLA NATURA E DI UN ISLANDESE: RIASSUNTO E ANALISI. Il dialogo della Natura e di un Islandese è forse una delle Operette Morali più famose di Giacomo Leopardi: qui troviamo infatti in forma ampia il concetto di natura matrigna, causa principale dell’infelicità degli uomini. Composta nel 1824 e pubblicata nel 1827, questa operetta morale segna un passaggio fondamentale del pensiero di Leopardi: quello dal pessimismo storico al pessimismo cosmico. Hai avuto difficoltà a leggere questa opera di Leopardi dunque la trama ti è poco chiara? Niente paura: in questo post ti proponiamo il riassunto del Dialogo della Natura e di un Islandese, completo di analisi delle tematiche principali.
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DIALOGO DELLA NATURA E DI UN ISLANDESE DI LEOPARDI: RIASSUNTO. Un uomo, dopo aver vagato per il mondo cercando di sfuggire alla natura, giunto in Africa incontra una donna gigantesca seduta, con il dorso e il gomito appoggiati per terra e il volto bello e terribile. A lei che gli domanda chi sia, l’uomo risponde di essere un Islandese che vaga per la Terra cercando di fuggire la Natura. La donna dice di essere proprio lei la Natura, dunque l’Islandese inizia a fare un lungo discorso accusandola dei suoi patimenti e di quelli di tutti gli altri uomini. La Natura risponde che il mondo non è stato creato per il genere umano, e che se mai un giorno la razza umana dovesse estinguersi, lei neanche se ne accorgerebbe. Allora l’Islandese fa un esempio: se lui fosse invitato da un signore nella sua villa e al suo arrivo fosse rinchiuso in una cantina fredda e buia, lui ricorderebbe al signore di essere giunto lì non di sua spontanea volontà, dunque aveva diritto almeno a non essere trattato male. Così si è comportata la Natura: e anche se non ha creato il mondo per gli uomini, potrebbe almeno cercare di non renderli infelici e schiavi. La Natura gli risponde che la vita dell’universo è un ciclo perpetuo di trasformazioni della materia, a cui nulla sfugge. A questo punto l’Islandese domanda il perché della vita e dell’universo, ma non gli viene data alcuna risposta: ciò significa che l’universo è un mistero insondabile. Il dialogo termina con la brusca fine dell’Islandese che secondo alcuni fu divorato da due leoni, secondo altri fu steso da un vento fortissimo che gli edificò sopra un mausoleo di sabbia. L’Islandese si disseccò sotto la sabbia e divenne mummia, fu trovato da alcuni viaggiatori ed esposto nel Museo di un’indefinita città europea.
LEOPARDI, OPERETTE MORALI: ANALISI DIALOGO DELLA NATURA E DI UN ISLANDESE. Nella prima fase del pensiero leopardiano la Natura è una madre benevola: quando gli uomini sono nello stato primitivo, essi possono raggiungere una condizione vicina alla felicità, in quanto, dotati di capacità immaginativa, possono nutrirsi di illusioni. Tuttavia, giungeranno poi la ragione e la scienza che, a causa delle loro conquiste, porteranno l’uomo ad abbandonare il suo stato primitivo e dunque ad allontanarsi dalle illusioni. Successivamente però il pensiero di Leopardi cambia, ed è proprio il Dialogo della Natura e di un Islandese a spiegare questa nuova concezione della Natura, non più madre benigna ma una matrigna: è una madre ostile che mette al mondo gli esseri viventi solo per propagare la vita. La ragione a questo punto diventa il mezzo che fa conoscere queste verità agli uomini e consente di mantenere la dignità in questa sfortuna, aiutando l’uomo a non nutrire speranze sciocche. Accanto alla tematica principale, ovvero la Natura e il perché della vita sulla Terra, nel Dialogo Lepardi affronta altre due tematiche fondamentali. Per prima cosa il piacere: l’uomo cerca tendenzialmente piaceri e felicità, tuttavia questa ricerca non giunge a risultati soddisfacenti, in quanto i piaceri provocano la decadenza fisica dell’uomo. La seconda tematica affrontata è l’ozio: anche se non si hanno occupazioni e fatiche non significa essere tranquilli, e il viver quieto è diverso dal viver ozioso.
DIALOGO DELLA NATURA E DI UN ISLANDESE: LESSICO E SINTASSI. Passiamo adesso ad analizzare lo stile di questa opera del Leopardi. Il testo è costellato da subordinate, e ciò rende l’espressione più complessa e articolata, per cui è necessaria una lettura attenta per non perdere il filo del discorso. La sintassi è ricercata e la forma delle parole è iperletteraria, cioè l’autore sceglie la variante morfologica meno utilizzata nel linguaggio comune.
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