Cosa vuol dire fachirismo? Scopriamo cosa si nasconde dietro il particolare termine che affonda le sue radici etimoogiche nell’arabo.
Fachirismo, etimologia e significato
Con il sostantivo maschile fachirismo si definisce il complesso delle pratiche ascetiche e di mortificazione del corpo cui sono dediti i fachiri (dall’arabo faqīr, povero, mendicante). Anche se originariamente con il termine “fachiro” si definivano i dervisci musulmani, i quali vivevano nella più assoluta povertà; oggi la parola viene infatti utilizzata in riferimento ad asceti appartenenti a sette islamiche e induiste, dediti a pratiche mistiche che gli consentono un forte controllo sulle sensazioni dolorose e, più in generale, sulle funzioni fisiologiche vegetative, quali il battito cardiaco, la pressione del sangue e il movimento di alcuni organi cavi. Il fachiro è dunque un asceta capace di raggiungere profondi livelli di meditazione, che lo rendono completamente padrone del proprio corpo: egli vive in povertà, praticando la meditazione, grazie alla quale controlla la fame, governa la fatica ed è in grado di resistere al dolore.
Per noi occidentali, è quindi comune identificare il fachiro come colui che si esibisce in pubblico sottoponendosi a prove estreme, tra cui camminare sui carboni ardenti (pirobazia), sdraiarsi su letti di chiodi, farsi seppellire vivo, manipolare il fuoco, trafiggersi con chiodi o lame, camminare su cocci di vetro e così via, i cui trucchi sono motivo di grande curiosità.
Un secondo significato del termine fachirismo, diffuso soprattutto in ambito medico, definisce quindi comportamenti autolesionistici, tipici di certe forme di isterismo, che consistono nell’ infliggersi sofferenze paragonabili a quelle sperimentate dai fachiri.
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