L’età delle prime cotte, della serena mancanza di responsabilità, dei primi passi verso l’indipendenza? Certo, l’adolescenza è anche questo. È il periodo delle amicizie profonde, del divertimento, delle scoperte. Ma è pure una fase di messa in discussione del proprio io, di difficoltà ad accettare le regole del vivere sociale e di manifestare la propria originalità contro l’omologazione imposta dal gruppo.
È, insomma, un’età complicata.
I giovani si trovano a gestire tutta una serie di problematiche e difficoltà legate all’integrazione nel gruppo degli amici, alla necessità di affrontare quotidianamente le prove scolastiche, alle prime relazioni sentimentali. Queste sono situazioni ricorrenti della vita, e il doverle affrontare e risolvere appare iscritto nell’ordine naturale delle cose. Per un adulto tutto ciò è sicuramente vero. Ma per un adolescente, ancora incerto di sé e con una personalità non ben definita, le diverse sfide e pressioni sociali possono essere vissute con difficoltà e ansia.
L’adolescenza è una fase di transizione a cui i ragazzi reagiscono nei modi più diversi. Alcuni cercano l’appoggio degli amici e l’ammirazione del gruppo, e si sforzano di istituire il maggior numero possibile di relazioni d’amicizia per potersi muovere nel mondo con sicurezza. Altri invece, meno socievoli, si chiudono in se stessi, covano a volte diffidenza e disgusto per le regole imposte dalla società, reagiscono passivamente agli stimoli esterni. Per molti di loro sintomi come la mancanza di gioia, la confusione, l’isolamento, il ritenersi incompreso e il manifestare un atteggiamento ribelle possono essere indice di un disturbo dell’umore.
Eppure è da poco che si è presa coscienza di questa malattia. Nel passato moltissime persone, compresi gli esperti ed i medici, erano inclini a contrassegnare i cambiamenti di comportamento dei giovani come una normale e scontata manifestazione dell’età che vivevano. La tristezza, l’apatia, l’incapacità di reagire erano bollati come emblema di una fase che l’adolescente doveva superare, un periodo di disorientamento naturale per tutti.
Un numero sempre crescente di prove, tuttavia, ha progressivamente dimostrato che tali problemi non rappresentano sempre un aspetto normale del processo di crescita, ma sconfinano a volte nella patologia. Numerosi studiosi ritengono che gli adolescenti possono ammalarsi di depressione e raggiungere livelli di gravità tali da spingerli al suicidio. La tristezza non è più minimizzata e considerata uno stato di passaggio, ma è finalmente considerata nella sua gravità, e come tale affrontata e curata seriamente.
Ma cos’è la depressione? Noi tutti, a seconda di ciò che ci capita nella vita, proviamo sentimenti di infelicità e disperazione, emozioni che possono avere una relazione più o meno diretta con gli eventi che ci hanno visti protagonisti. Un fidanzamento fallito, la morte di un parente o degli insuccessi possono spingerci a chiuderci in noi stessi. Ma si tratta di sentimenti normali, che si esauriranno da soli o con l’aiuto di qualche amico. Al contrario, una persona sofferente di depressione potrà raramente “cavarsela da solo”. Lo shock per ciò che gli è successo si insinuerà profondamente nella sua mente, fino a indurlo a credere di essere una persona sola, disprezzata, incapace di affrontare i problemi. Il suo stato di sfiducia può portarlo ad avere paura della vita, così da non essere più capace di affrontarla e di aver voglia di viverla.
La depressione è una malattia comune: colpisce persone di ogni età, condizione sociale, sesso. Chi ha già avuto un episodio di depressione maggiore presenta in media cinque altri episodi di depressione nel corso della vita, anche se questi dati possono variare molto da persona a persona.
Qual è la situazione in Italia? Maria Burani Procaccini, presidente della Commissione Bicamerale per l’Infanzia, ha lanciato l’allarme. Nel nostro Paese, ha affermato, ci sono “più di 800 mila giovani che soffrono di depressione". Cifre ritenute allarmanti dalla stessa Burani e che includono disturbi d’ansia, comportamentali e patologie legate alla personalità.
di Bruna Martini
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