IL FU MATTIA PASCAL COMMENTO CRITICO E PERSONALE
Se ti servono il commento critico e l’analisi dettagliata de Il fu Mattia Pascal di Pirandello perché è arrivato il momento di esporre le tue riflessioni e non sai cosa dire, allora puoi affidarti alla redazione di StudentVille! In questo articolo troverai elementi utili per fare il tuo commento personale e l’analisi di questo importante romanzo di Pirandello. Prima di iniziare, però, ti ricordiamo che per fare un commento perfetto è importante leggere prima il libro (se non ne hai avuto il tempo, non ti resta che scorrere l’articolo fino in fondo e leggere il nostro!). Ora, però, bando alle chiacchiere: ecco il commento critico e una bozza di commento personale de Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello.
Per approfondire: Vita, del pensiero e le opere di Luigi Pirandello
IL FU MATTIA PASCAL COMMENTO CRITICO: Riflessioni e Analisi dettagliata del romanzo di Pirandello
Il fu Mattia Pascal, romanzo dello scrittore siciliano Luigi Pirandello, pubblicato nel 1904, è il simbolo della crisi storica ed esistenziale dell’uomo moderno: il protagonista del libro è l’emblema dell’assurda condizione dell’uomo che, prigioniero delle maschere sociali, realizza quanto la sua vita sia pervasa dalla relatività.
Per capire il romanzo bisogna partire da una domanda esistenziale: Chi è Mattia Pascal? Soltanto un Fu, un antieroe moderno che per sfuggire alla sorte che il destino gli ha affidato, approfitta di un malinteso per crearsi una nuova vita, una nuova occasione. Un’occasione impossibile da cogliere. Le vicende che lui stesso, in prima persona, narra al lettore, raccontano di un uomo inetto, mediocre, alle prese con la vita, in balia di domande esistenziali e disorientato davanti al corso, a volte banale, della propria esistenza.
La storia è una vicenda esistenziale persa in partenza, un tentativo di riscatto andato a vuoto, un fallimento. Pirandello affronta in questo romanzo il tema della ricerca dell’identità reale, una necessità insita in tutti gli uomini e una chimera irraggiungibile perché andare oltre la propria maschera è impossibile. Non a caso nel finale del racconto il protagonista constaterà di non poter essere altro al di fuori di Mattia, anche dopo aver tentato di essere Adriano Meis, il suo alter ego attraverso il quale aveva cercato di vivere la sua nuova vita lontano da tutto quello che lo rendeva immobile, instabile e precario. Sotto la maschera del signor Pascal non c’è nulla.
Così Mattia/Adriano, nel corso della narrazione, si smarrisce, si perde, non riuscendo più a ritrovare il suo essere, diventando sempre meno reale, meno vero, in balia del suo passato e del suo presente. È lo stesso Mattia ad ammetterlo, quando dice: “Il proponimento di guardarmi bene dal riallacciare, foss’anche debolissime, le fila recise, a che era valso? Ecco: s’erano riallacciate da sé, quelle fila; e la vita, per quanto io, già in guardia, mi fossi opposto, la vita mi aveva trascinato, con la sua foga irresistibile: la vita che non era più in me”.
I proponimenti di cui parla Mattia però, sono molto spesso trasgrediti e raccontati dal suo punto di vista, ecco perché il lettore deve stare in guardia. Il protagonista cerca sempre di giustificarsi e di porre come verità il suo punto di vista, che non necessariamente coincide con la realtà dei fatti. Per esempio, prendiamo questo passo del libro raccontato da Mattia: “Che colpa ho io se Pomino eseguì con troppa timidezza le mie prescrizioni? che colpa ho io se Romilda, invece d’innamorarsi di Pomino, s’innamorò di me, che pur le parlavo sempre di lui? […] Avrei dovuto, è vero badare al fatto […] che poteva non esser senza ragione ch’ella mi ricevesse soltanto di mattina. Ma chi ci badava?” Mattia, in questo e in molti altri casi, cerca di giustificarsi o addirittura di auto convincersi che le cose andarono come andarono indipendentemente da lui. Questo atteggiamento lo si nota ancora di più nel racconto del caso del ritrovamento del corpo di uno sconosciuto rinvenuto cadavere nella Stìa e scambiato per quello di Mattia: “un forestiere certo, cui io rubavo il compianto dei parenti lontani e degli amici”[…] “Ma poi pensai che quel pover’uomo era morto non certo per causa mia”.
Il lettore è dentro le vicende delle tante vite di Mattia e si immedesima nel desiderio di poter essere altro: la stessa narrazione in prima persona, a volte contraddittoria e senza orpelli, fa sì che ci si affidi al punto di vista del protagonista.
Torniamo così alla domanda di partenza: chi è Mattia Pascal? È, parafrasando lo stesso Pirandello, Uno nessuno e centomila ed è decisamente un antieroe, un protagonista moderno lontanissimo dai canoni a tutto tondo dell’900. Mattia è frammentato, scomposto, impalpabile, un uomo che non riesce a realizzare il sogno di costruire una nuova identità, diversa da quella che gli aveva riservato il destino, e dalla quale, non riesce a sfuggire!
IL FU MATTIA PASCAL: COMMENTO PERSONALE
Dopo il commento critico, ti proponiamo l’analisi del romanzo da un punto di vista personale di un lettore che ha approfondito la trama del libro e vuole esprimere la sua opinione in merito, in base alle proprie considerazioni e a ciò che ha studiato a scuola. Bene, ecco per te il commento personale de il Fu Mattia Pascal.
Appena finito di leggere il libro la prima cosa che mi è venuta in mente è stata: cosa farei io se avessi la possibilità di ricrearmi una vita perché ritenuta magari morta o dispersa? Si può davvero ricominciare e cessare di essere quello che si era prima? Così ho iniziato ada analizzare lo strano caso di Mattia Pascal, senza però cercare risposte tra le pagine del romanzo, piuttosto rendendomi conto che non tutto è come sembra. In questo romanzo, infatti, ritorna il tema dell’identità e di come sia difficile per l’uomo comune mostrarsi per quello che è indipendentemente dall’immagine di sé che percepisce dagli altri. Il protagonista dell’opera, che attraverso un flash back racconta la sua vita è Mattia Pascal che narra la sua biografia sotto forma di diario, permettendo al lettore di entrare nel suo animo. Mattia è un uomo singolare (è stato in grado di “morire” ben due volte, più strano di così!), capace di indossare maschere diverse, alcune con disinvoltura altre no, che non lo rendono di certo più appagato o felice. È un valzer, una danza senza sosta la sua, un cambio continuo di facciata intrisa di apparenza e non di sostanza, tanto che al lettore può sorgere una domanda: ma infondo, Mattia Pascal, chi è veramente? È difficile capirlo perché il narratore, Mattia stesso, offre solo il suo punto di vista, cercando di imporre al lettore il suo modo di vedere le cose, giustificando i propri pensieri e le proprie azioni. La prospettiva è troppo soggettiva, è quella di un uomo a cui non rimane altro da fare se non commiserarsi davanti alla propria tomba, la tomba del fu Mattia Pascal.
Proprio questo particolarissimo finale mi ha indotta a riflettere su un’altra caratteristica della scrittura di Pirandello: l’umorismo. Lo scrittore in questo è unico perché con la forza dell’umorismo rende fonte di un sorriso amaro le situazioni di sconforto di Mattia senza tuttavia nasconderne il lato profondamente drammatico.
Grazie a questo approccio è possibile tollerare anche il duro messaggio pirandelliano secondo cui la percezione dell’esistenza è relativa e non ci può essere una verità assoluta. Mattia Pascal è dominato dal caos e Pirandello lo rappresenta nell’inquietudine che lo angoscia, che lo rende mediocre, che lo identifica come un antieroe tragico che si rende conto dell’impossibilità di avere un’idea completa e assoluta della realtà, divenuta una, mille, infinita. Pirandello ci induce proprio a questa riflessione: l’esistenza umana non può essere statica né per tutti uguale, ma è un incessante contrasto, una continua trasformazione, è caos e movimento in cui gli esseri umani cercano di sopravvivere, di trovare un equilibrio mentre si muovono precari cercando una stabilità, fisica e mentale, che forse possono trovare solo con la morte. Mattia Pascal non può quindi raggiungere certezze nel cercare di rispondere a tutte le sue angosce esistenziali, alla sua infelicità. Per questo tutte le psicosi dell’uomo moderno ritornano a galla: non ha certezze, la sua morale è frammentata, non ha più un posto nel mondo, neanche quando decide di ritornare a casa come Mattia Pascal. Egli è un antieroe, un uomo che non arriva alla conclusione del “vissero tutti felici e contenti”, anzi, fallisce, perde, si perde. Così le vicende della sua vita si concludono davanti alla sua tomba con lui stesso intento a commemorare colui che fu! Infondo però, è proprio grazie a questo finale che, consapevoli di essere uno, forse nessuno, oppure tanti tantissimi, fino ad arrivare a centomila, riconosciamo in noi qualche pezzettino di Mattia.
Vuoi fare da solo? Ecco la scaletta perfetta per fare il commento: Come si fa il commento di un libro
IL FU MATTIA PASCAL RIASSUNTO
Se hai bisogno di studiare il romanzo ma non hai letto ancora il libro, ecco un riassunto de Il fu Mattia Pascal. Ti aiuterà a ripassare velocemente e magari ti farà venire voglia di leggere il libro di Luigi Pirandello!
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