Il sergente nella neve: tutto quello che dovete sapere sul racconto
Se state cercando un buon libro da leggere da portare con voi nelle vostre giornate al mare, oggi abbiamo scelto per voi il racconto Il sergente nella neve di Mario Rigoni Stern. Leggere fa bene, sempre e in qualsiasi momento; tramite la lettura si viene catapultati in una vita, nelle vicende, nelle storie e nelle passioni dei protagonisti del racconto. La forza della lettura è quella di riuscire a far immedesimare, anche se solo per qualche breve istante, chi legge con il protagonista della storia. La lettura è evasione dal mondo reale, dalla quotidianità e, spesso, anche dai pensieri e dalle preoccupazioni che ci colpiscono.
Il sergente nella neve di Mario Rigoni Stern: l’analisi
Il racconto di Stern è stato pubblicato nel 1953 a Torino, si tratta di un romanzo autobiografico scaturito l’esperienza dell’autore come sergente maggiore dei reparti mitraglieri nel corso della ritirata della Russia nel gennaio del 1943. Il racconto può essere diviso in due parti: la prima è ambientata totalmente nelle postazioni difensive italiane e viene descritta le monotonia della vita dei soldati costretti a vivere in condizioni igieniche disumane, lontani dalla propria terra e catapultati in una terra fredda, lontana e straniera. Ciò che emerge in questa prima parte è la condizione di disagio in cui vivono i soldati italiani che non riescono a trovare cibo e non riescono neanche a comunicare tra loro. La seconda parte è leggermente più dinamica rispetto alla prima, gli italiani cercano in ogni modo di scappare dai nemici russi che rappresentano un pericolo da superare e da arginare. I brani vengono descritti in modo così dettagliato e veritiero, che questo romanzo viene considerato un capolavoro senza pari; un esempio di tecnica narrativa è la descrizione della crosta di formaggio rosicchiata nel sangue delle gengive.
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La prima parte del racconto è incentrata sulla vita degli alpini che parlano tra di loro, si raccontano di tradizioni e avvenimenti che accadono nei rispettivi paesi, per poi pensare a difendersi dai russi durante la notte. Arriva il giorno in cui a Rigoni viene chiesto di prendere il comando da parte del tenente Moscioni; Rigoni non può non accettare e, dopo una prima bomba lanciata dai russi, rischierà la vita altre svariate volte. Dopo l’ennesimo attacco viene chiesto agli alpini di ritirarsi, di prendere con sé lo stretto necessario e di imboccare la via del ritorno. Ovviamente questo viaggio sarà difficile, troveranno tanti ostacoli sul cammino ma Rigoni incontrerà Rino, un suo amico; questa calma, apparente, durerà fino al successivo attacco dei russi. La marcia prosegue ancora per giorni fino al momento in cui arrivano sani e salvi con il rammarico e la tristezza di aver perso dei validi compagni e degli amici; per Rigoni le sofferenze, purtroppo, non si concludono con il rientro a casa, incontrerà altre battaglie da vincere.
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