Riassunto e commento La Certosa di Parma
Si dice che La Certosa di Parma, romanzo storico, sia stato dettato da Stendhal ad un copista in soli 52 giorni nel 1838, anno prima della sua pubblicazione. L’ispirazione per il romanzo sarebbe stata suscitata da Alessandro Farnese in particolare, prima della sua nomina pontificia come Papa Paolo III. Infatti, sebbene Stendhal incentri il suo romanzo sulla Cittadella di Parma, è pur vero che la descrizione evince in tutto e per tutto Castel Sant’Angelo a Roma, luogo in cui Alessandro Farnese fu anche imprigionato per parecchio tempo. Insieme ora faremo un accurato approfondimento sul riassunto del libro e soprattutto sull’analisi, avendo così, alla fine della lettura un’ampia conoscenza di questo libro del tutto epico, ma ancora ora sconosciuto a tanti.
La Certosa di Parma: riassunto
La Certosa di Parma, ultimo romanzo di Stendhal, racconta una vicenda romantica rivelando l’ammirazione che l’autore aveva per l’Italia, luogo dell’anima in chiaro contrasto con la Francia bigotta della Restaurazione e del Congresso di Vienna. Protagonista è il giovane nobiluomo milanese Fabrizio del Dongo. Fabrizio cresce vivace e sano nel castello di Griante e, circondato dalle attenzioni della madre e della zia, attirerà su di sé la gelosia del fratello Ascanio. Cresciuto ed educato in un collegio milanese il giovane protagonista fonda tutta la sua vita sull’ammirazione delle gesta eroiche dei suoi antenati. Ammiratore senza uguali di Napoleone, decide di combattere nel suo esercito in Belgio all’insaputa del padre, conservatore e filo-austriaco. Però le cose e non vanno benissimo e di certo al suo arrivo succede qualcosa che lui non aveva calcolato. Infatti, scambiato per una spia, viene arrestato, cerca un altro battaglione napoleonico cui unirsi, ma le delusioni si sommano una dopo l’altra. Sconfitto Napoleone il giovane si ritrova da sola a girovagare senza meta, ma improvvisamente succede qualcosa di inaspettato. A Parigi scopre che deve far ritorno in Italia ma arriva notizia che il fratello Ascanio lo ha denunciato accusandolo di essere una spia napoleonica. Dopo mille avventure riesce a ritornare e ritrovare il castello in cui lui è nato e cresciuto, ma dovrà fuggire di nuovo, fino a quando la zia, la duchessa di Sanseverina, segretamente innamorata di lui, non lo prenderà sotto la sua ala protettiva facendogli ottenere l’impunità. A Fabrizio viene consigliato di farsi monsignore, ma anche qui Fabrizio sarà vittima di raggiri, finirà in prigione e sarà condannato a morte. Proprio in prigione troverà finalmente l’amore, Clelia Conti, figlia del governare in carcere, e dopo imbrogli e bugie riesce finalmente a fuggire dal carcere e quando pensa di aver trovato finalmente la pace assieme alla sua amata diventa padre, con una brutta notizia subito dopo il parto, con la morte del bambino. Da qui si pare una lunga cerchia di morti dolorose. In primis la madre del bambino, morta di crepacuore per la dolorosa notizia del figlio, dopo di che Fabrizio decide di rinchiudersi nella Certosa di Parma fino alla morte e per concludere, anche la zia morirà.
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La Certosa di Parma: commento e analisi
Il primo grande riferimento storico reale del romanzo è la campagna d’Italia e la discesa di Napoleone in Italia. La campagna d’Italia (1796-97) si svolse mentre la Francia era ancora in preda alle crisi che la Rivoluzione aveva provocato. Napoleone, allora solo generale, nella campagna d’Italia dimostrò le sue enormi abilità di comando. Sono tantissimi i tratti storici non reali, ma tuttavia verosimili trattati e riportati da Stendhal nel libro che inventò l’organizzazione dello stato parmense: il principato di Parma del romanzo, all’epoca in cui avvennero i fatti narrati nel romanzo, non era un principato, ma era il Ducato di Parma e Piacenza, e non lo governavano i Farnese, ma la seconda moglie di Napoleone, Maria Luisa d’Asburgo-Lorena. In Fabrizio, in più, elemento fondamentale di tutta l’opera, in cui si ritroviamo caratteristiche del marchese Del Dongo: entrambi i personaggi si vantano della loro condizione nobile ed esaltano i loro antenati. In Fabrizio si trovano anche alcune caratteristiche del padre naturale tenente Roberto, come per esempio il suo spirito guerriero, il desiderio di eroismo e la sua grandiosa voglia di avventura, caratteristiche e valori che fuoriescono nella battaglia di Waterloo.