La crisi sanitaria scatenata dalla pandemia di Covid-19 ha prodotto delle pesanti conseguenze sul benessere mentale soprattutto dei più giovani, rendendo necessaria e urgente una riflessione attenta e approfondita sul tema. In Italia, dalle ricerche sul campo sono emersi dati preoccupanti: la salute mentale nel nostro Paese ha sempre più bisogno di essere messa al centro dell’agenda sanitaria del governo.
Un numero crescente di persone si trova infatti a dover affrontare una malattia mentale, fino a poco tempo fa trattata alla stregua di uno stigma sociale dall’opinione pubblica: oggi la sensibilità sta decisamente cambiando ma occorre impiegare una maggiore attenzione e investire risorse più massicce rispetto al diffondersi del disagio psichico e alle sue conseguenze.
Malessere mentale tra i giovanissimi: in crescita per colpa del Covid
Michele Sanza, Direttore U.O. Servizio Dipendenze Patologiche AUSL Romagna, nella sessione “Rimettere la malattia mentale al centro dell’agenda di governo regionale e nazionale” della Winter School 2022 di Pollenzo di Motore Sanità, ha sottolineato la drammaticità restituita dai numeri attuali.
“Il settore della salute mentale necessita di una nuova e maggiore attenzione da parte delle istituzioni: le risorse impegnate in Italia non superano il 3,5%, comprese quelle destinate alla neuropsichiatria infantile; è praticamente la metà di quelle stimate come necessarie per adeguare i servizi alle nuove sfide epidemiologiche. Usciamo perdenti nel confronto con altri paesi europei: l’Inghilterra destina il 9,5% delle risorse della spesa sanitaria in favore della salute mentale, la Svezia il 10% la Germania l’11,3%”.
In Italia, più di 800.000 pazienti vengono seguiti nei centri di salute mentale e la depressione è la malattia maggiormente diagnosticata, soprattutto nelle donne, il doppio rispetto ai maschi, mentre, per quanto riguarda i disturbi psicotici, i disturbi di personalità e i disturbi da abuso di sostanze risultano in maggioranza gli utenti di sesso maschile.
Per quanto concerne i farmaci, poi, la spesa lorda per gli antidepressivi ha sfondato la soglia dei 383 milioni di euro, con un più di 37 milioni di confezioni vendute. La pandemia ha determinato tra i suoi effetti collaterali anche un aumento spropositato e improvviso dello stress psichico e, di conseguenza, i disturbi della salute mentale hanno subito un contraccolpo notevole, assumendo proporzioni maggiori, soprattutto tra adolescenti e giovani, più esposti e meno corazzati ad affrontare determinati problemi.
Aumentano casi di autolesionismo, ritiro sociale, abbandono scolastico
“In particolare preoccupa l’incremento costante di indicatori indiretti ed aspecifici del malessere mentale dei giovani e soprattutto degli adolescenti: autolesionismo, ritiro sociale, abbandono scolastico. La maggior parte dei disturbi mentali (80%) insorgono in età infantile e in epoca adolescenziale, interventi precoci sono anche quelli più efficaci e richiedono quindi un assetto innovativo nell’organizzazione dei servizi.
È necessario aumentare la capacità di comunicare tempestivamente con la scuola le famiglie i luoghi dove il disagio per primo si manifesta, caratterizzando gli interventi per maggiore specificità e aderenza alle raccomandazioni della terapia evidence based.
È necessario affrontare il tema complesso delle comorbilità, per cui giovani pazienti che presentano spesso problematiche a ponte tra la salute mentale e le dipendenze patologiche rischiano di ricevere interventi troppo poco integrati tra loro perché i servizi sono separati” ha spiegato il dottor Sanza.