Questa è una bella cosa. Una di quelle cose che danno speranza nel futuro e trasmettono un senso d’orgoglio. Per capirla bene, dobbiamo fare un passo indietro e tornare allo scorso 16 gennaio. Al giorno, cioè, in cui una studentessa dell’Istituto Savioli di Riccione s’è sentita male dopo aver fumato uno spinello durante le lezioni.
La notizia, naturalmente, si è subito diffusa. Scatenando reazioni di dura critica. Allora i compagni della ragazzina (per la precisione quattro: Eugenio Casadei, Giulia Filippini, Alberto Leonardi e Nicholas Vitri), piuttosto stufi, hanno inviato una lettera al sindaco Massimo Pironi. Obiettivo? Mettere i punti sulle “i”: “Il nostro istituto – scrivono – è stato etichettato come un istituto di nulla facenti e di tossici. Noi studenti abbiamo deciso di chiarire la situazione: da sempre veniamo considerati studenti di serie B solamente perché studiamo presso un istituto professionale e non in un liceo; oramai siamo abituati a simili illazioni, ma di essere considerati dei tossici per un problema che non è un singolo episodio all’interno della nostra scuola, ma è ben radicato nella società”.
“E’ successo in una scuola – continuano gli studenti – come succede in tantissimi altri disparati luoghi, capiamo come questo ambiente dovrebbe essere dedito allo studio e all’accrescimento culturale della singola persona, ma l’importanza e la gravità attribuita a questo avvenimento ha portato a un pressione mediatica illogica sfociata in numerosi servizi che minavano il buon nome dell’istituto. (…) Noi studenti vogliamo prendere quindi le distanze da quanto successo evidenziando come questo sia un caso isolato all’interno della nostra struttura, da tempo impegnata nella lotta all’uso di droghe e sostanze alcoliche, grazie all’attenzione che prestano i docenti attraverso vari progetti psicologici e non solo”.
“Vogliamo – concludono – chiedere rispetto, che non venga fatto di tutto l’erba un fascio e vi preghiamo di riportare alla luce per lettori o spettatori i lati positivi del nostro istituto. (…) A nostro parere l’intento principale di tutti deve essere quello di impedire che episodi del genere si ripetano e non quello di correre ai ripari in seguito”.