Saggio breve su Giovanni Pascoli - Studentville

Saggio breve su Giovanni Pascoli

Saggio breve svolto su Pascoli: esempio svolto di saggio breve su Giovanni Pascoli, con riferimento alla poetica del nido e completo di documenti, titolo e consegna.

SAGGIO BREVE SU GIOVANNI PASCOLI

Giovanni Pascoli, esponente del Decadentismo italiano, è uno dei poeti più amati dagli studenti, e tematiche come quella del nido o del fanciullino destano un certo interesse tra i ragazzi. Inoltre, si tratta di un autore affrontato durante l’ultimo anno di scuola superiore, dunque occorre studiarlo bene in quanto potrebbe essere oggetto della prima prova di Maturità o, in ogni caso, delle domande dei commissari. Stai studiando Pascoli proprio in questo periodo e magari l’insegnante ti ha assegnato un saggio breve da svolgere? Lo sappiamo, un conto è studiare autore, poetica e opere, un altro è scrivere un testo molto specifico come il saggio breve, che deve seguire delle regole ben precise riguardo a impostazione e contenuto. Cerchiamo quindi di capire come fare attraverso un esempio svolto: ecco un saggio breve su Giovanni Pascoli e il nido, completo di documenti, titolo, consegna e svolgimento.

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saggio breve Giovanni Pascoli

SAGGIO BREVE SU PASCOLI: DOCUMENTI. Innanzitutto ricordate di leggere attentamente i nostri cari amici documenti, che vi guideranno nella stesura del saggio breve e vi cosentiranno di avere un’infarinatura sull’argomento da trattare.

Documento 1. 
Di fatto si determina nei tre che la disgrazia ha diviso e ricongiunto una sorta di infatuazione e mistificazione infantili, alle quali Ida è connivente solo in parte. Per il Pascoli si tratta in ogni caso di una vera e propria regressione al mondo degli affetti e dei sensi, anteriore alla responsabilità; al mondo da cui era stato sbalzato violentemente e troppo presto. Possiamo notare due movimenti concorrenti: uno, quasi paterno, che gli suggerisce di ricostruire con fatica e pietà il nido edificato dai genitori; di investirsi della parte del padre, di imitarlo. Un altro, di ben diversa natura, gli suggerisce invece di chiudersi là dentro con le piccole sorelle che meglio gli garantiscono il regresso all’infanzia, escludendo di fatto, talvolta con durezza, gli altri fratelli. In pratica il Pascoli difende il nido con sacrificio, ma anche lo oppone con voluttà a tutto il resto: non è solo il suo ricovero ma anche la sua misura del mondo. Tutto ciò che tende a strapparlo di lì in qualche misura lo ferisce; altre dimensioni della realtà non gli riescono, positivamente, accettabili. Per renderlo più sicuro e profondo lo sposta dalla città, lo colloca tra i monti della Media Valle del Serchio dove può, oltre tutto, mimetizzarsi con la natura. (M. Luzi, Giovanni Pascoli)

Documento 2. 
San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena de’ suoi rondinini.
Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono…
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!
(Giovanni Pascoli, X agosto)

Documento 3.
Il mito del «nido» familiare porta con sé il costituirsi del «mito del padre» come
autorità e potere, la cui morte costituisce la ragione della dispersione della famiglia
ormai indifesa: tutte le immagini paterne che compaiono nella poesia pascoliana
risentono di un’astrattezza di contorni, si perdono nella metafora animale (la rondine
che torna al nido) […] in un senso costante di distacco, di lontananza, di simbolo,
dove solo spicca l’evidente frammento di qualche ricordo infantile (gli occhi aperti,
al cielo, la stessa ferita): il padre è il segno della sicurezza, della difesa dei piccoli, la
garanzia opposta alla violenza e alla dispersione sociale […]. La riduzione del padre
al sostegno della famiglia e al «portatore del cibo» […] corrisponde alla posizione
della madre come centro del nido, autentico compendio di tutti i legami viscerali,
del sangue, della discendenza, custode degli affetti, in una tipica situazione della
società italiana. È, quella della madre, una presenza continua, ossessiva […]. E discende da questa centralità del personaggio materno nel discorso pascoliano sul
«nido», quell’affermazione più volte ripetuta di non amore della vita, di tentazione
dell’annullamento, del suicidio, che proprio in colloqui con la madre puntualizzano
l’estrema irrazionalità degli impulsi affettivi del Pascoli insieme con la precarietà
delle ragioni dell’esistenza nell’ambito di una società ridotta alla sua cellula
primordiale […]. (Giorgio Barberi Squarotti, Simboli e strutture della poesia del Pascoli, D’Anna, Firenze, 1968)
TITOLO PER SAGGIO BREVE SU PASCOLI: ESEMPIO. Una volta letti bene i documenti non ci rimane che iniziare a scrivere, ricordando di introdurre il saggio breve con un bel titolo e la consegna:

  • Titolo: Un nido di pace
  • Consegna: rivista letteraria

SAGGIO BREVE SU PASCOLI E IL NIDO: INTRODUZIONE. Gli affetti familiari, il calore della casa, il fuoco del camino in contrasto con la bufera che imperversa all’esterno sono tutti elementi che rincuorano ognuno di noi, qualsiasi siano i problemi da affrontare quotidianamente. E’ un po’ quello che ci vuole dire Pascoli con la poetica del nido, sulla quale però dovremmo soffermarci su aspetti un po’ più complessi, che derivano principalmente dalle esperienze dirette del poeta.
GIOVANNI PASCOLI, SAGGIO BREVE SUL NIDO: SVOLGIMENTO. Il nido e il ritorno all’infanzia sono elementi che si susseguono incessantemente nelle opere del Pascoli, e che lo influenzano anche nel suo stile di vita. Orfano prima di padre e poi anche di madre, Giovanni piano piano rimarrà solo con due sorelle, Maria e Ida, con le quali instaurerà un rapporto morboso. Per loro infatti, per non abbandonare il nido, Pascoli rinuncerà all’amore e al costruire una vita con un’altra donna. E quando Ida si sposerà, ciò sarà vissuto come tradimento e abbandono, mentre le relazioni di Giovanni saranno sempre troncate a causa delle scenate di gelosia della sorella Maria. Ma perché questo attaccamento morboso ai familiari rimasti? Come ho accennato prima, la ragione va cercata nelle esperienze vissute dal poeta, a partire dalla perdita di entrambi i genitori, ai quali vengono dedicate due raccolte di poesie: Myricae alla memoria del padre, Canti di Castelvecchio alla memoria della madre. In particolare, è la poesia X agosto che ricorda la morte del padre: come una rondine che torna al nido dai propri piccoli ma viene uccisa cadendo tra i rovi, così fu ucciso il padre mentre tornava al proprio nido, cioè dalla propria famiglia. Le vicende familiari riecheggiano allora nella poesia di Pascoli, mescolandosi a quella che era la poetica simbolista, dando luogo a componimenti intimi e profondi, contornati da un alone di mistero e irrisolto. Il nido di Giovanni, morti i genitori, è disperso e indifeso, privo cioè di quelle figure che rappresentano il fulcro familiare. Il padre è infatti colui che bada alla famiglia, nutrendola e sostenendola, la madre è invece il centro del nido, colei a cui tutti fanno riferimento.
SAGGIO BREVE SVOLTO SU GIOVANNI PASCOLI: CONCLUSIONE. Perse queste figure, Pascoli si sente privo di punti di riferimento, e l’unica cosa che può fare è tenere uniti, a tutti i costi, gli ultimi pezzi rimasti del proprio nido. Già, proprio a tutti i costi: rinunciando a tutto, persino ad una vita sentimentale con una donna.
GIOVANNI PASCOLI: RIASSUNTI E APPUNTI. Approfondisci Pascoli grazie alle nostre risorse gratuite:

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