Analisi dei più famosi sonetti di Shakespeare

Sonetti di Shakespeare: analisi dei più famosi

Sonetti di Shakespeare: guida all'analisi dei sonetti più celebri del Bardo, tra cui il sonetto n. 18, 28, 116 e 130.

SONETTI DI SHAKESPEARE: ANALISI DEI PIÙ FAMOSI. Sapevi che oltre a essere il grandissimo drammaturgo che conosciamo, William Shakespeare può vantare anche una produzione lirica di tutto rispetto? Particolarmente famosi sono i Sonetti, scritti dal Bardo presumibilmente tra il 1593 e il 1599. In questo periodo, i teatri erano chiusi a causa dell’epidemia di peste, quindi il drammaturgo si dedicò alla stesura di 154 sonetti, che furono poi pubblicati nel 1609. Tra i sonetti più celebri, tutti dedicati all’amore, ricordiamo i sonetti 116, 130, 18 e il 29. Vuoi approfondirne il contenuto e a scoprirne il significato? Ti basterà continuare a leggere: di seguito trovi l’analisi dei sonetti più famosi di Shakespeare, con testo e commento.

Vuoi avere una panoramica sulle opere del Bardo? Leggi: William Shakespeare: opere e cronologia

SONETTI DI SHAKESPEARE PIÙ FAMOSI: ANALISI DEL SONETTO 18

Il sonetto più famoso della raccolta è senz’altro il sonetto 18, in cui la potenza poetica riesce a rendere eterno l’amore di cui il Bardo parla. Il sonetto, come tanti altri nella raccolta, è dedicato a un giovane uomo (si pensa il Conte di Southampton Henry Wriothesly o William Herbert). Tuttavia, ciò non significa che Shakespeare fosse necessariamente omosessuale. Il Bardo, infatti, non ha mai voluto inserire dettagli autobiografici nelle sue opere e l’amore di cui si parla è da intendersi come platonico. Il sonetto si apre con il poeta che paragona il giovane a una giornata estiva, sostenendo che mentre l’estate è breve, mutevole e non sempre perfetta, il protagonista incarna l’estate stessa, eterna, e quindi la bellezza. E mentre l’estate darà spazio all’autunno, il suo amore non finirà mai e vivrà in eterno. La bellezza dell’amico è tale che questi versi scritti dal poeta servono per rendere il ricordo di tale perfezione immortale nei secoli a venire.

Ecco il testo in inglese del sonetto:
Shall I compare thee to a summer’s day?
Thou art more lovely and more temperate:
Rough winds do shake the darling buds of May,
And summer’s lease hath all too short a date:
Sometime too hot the eye of heaven shines,
And often is his gold complexion dimm’d;
And every fair from fair sometime declines,
By chance, or nature’s changing course, untrimm’d;
But thy eternal summer shall not fade
Nor lose possession of that fair thou ow’st;
Nor shall Death brag thou wander’st in his shade,
When in eternal lines to time thou grow’st;
So long as men can breathe or eyes can see,
So long lives this, and this gives life to thee.

Ecco il testo in italiano del sonetto:
Dovrei paragonarti a un giorno d’estate?
Tu sei ben più raggiante e mite:
venti furiosi scuotono le tenere gemme di maggio
e il corso dell’estate ha vita troppo breve.
Talvolta troppo caldo splende l’occhio del cielo
e spesso il suo aureo volto è offuscato,
e ogni bellezza col tempo perde il suo fulgore,
sciupata dal caso o dal corso mutevole della natura.
Ma la tua eterna estate non sfiorirà,
né perderai possesso della tua bellezza;
né morte si vanterà di coprirti con la sua ombra,
poiché tu cresci nel tempo in versi eterni.
Finché uomini respireranno e occhi vedranno,
vivranno questi miei versi, e daranno vita a te.

SONETTI DI SHAKESPEARE PIÙ FAMOSI: ANALISI DEL SONETTO 29

Il Sonetto 29 di Shakespeare è il preferito da Coleridge. La poesia esplora l’idea che l’amore sia in grado di fare sentire bene le persone con se stesse e che possa curare ogni male. All’inizio del sonetto, infatti, il poeta esprime il suo stato di crisi a causa della perdita della reputazione e del fallimento economico, che lo porta a vivere come emarginato e a lamentarsi desiderando di essere più “ricco di speranze, di bellezza e di amici”, maledicendo se stesso e invidiando il prossimo. Tuttavia, turbato da queste considerazioni, il pensiero del giovane amato e del suo amore lo rendono nuovamente felice e in pace con se stesso. L’amore fa sentire il poeta come “l’allodola gioiosa”, usando quindi una chiara similitudine. Altre figure retoriche sono la personificazione (Fortuna), la metafora (“al romper del giorno”, ossia all’alba), l’iperbole (“alle soglie del paradiso”) e l’enjambement (“si innalza/dalla terra cupa”, “porta seco/tali ricchezze”).

Ecco il testo in inglese del sonetto:
When, in disgrace with fortune and men’s eyes,
I all alone beweep my outcast state,
And trouble deaf heaven with my bootless cries,
And look upon myself, and curse my fate,
Wishing me like to one more rich in hope,
Featur’d like him, like him with friends possess’d,
Desiring this man’s art and that man’s scope,
With what I most enjoy contented least;
Yet in these thoughts myself almost despising,
Haply I think on thee, and then my state,
Like to the lark at break of day arising
From sullen earth, sings hymns at heaven’s gate;
For thy sweet love remember’d such wealth brings
That then I scorn to change my state with kings.

Ecco il testo in italiano del sonetto:
Talora, venuto in odio alla Fortuna e agli uomini,
io piango solitario sul mio triste abbandono,
e turbo il cielo sordo con le mie grida imani,
e contemplo me stesso, e maledico la sorte,

agognandomi simile a tale più ricco di speranze,
di più belle fattezze, di numerosi amici,
invidiando l’ingegno di questi, il potere di un altro,
di quel che meglio è mio maggiormente scontento;

ma ecco che in tali pensieri quasi spregiando me stesso,
la tua immagine appare, e allora muto stato,
e quale lodola, al romper del giorno, si innalza
dalla terra cupa, lancio inni alle soglie del cielo:

poiché il ricordo del dolce tuo amore porta seco
tali ricchezze, che non vorrei scambiarle con un regno.

SONETTI DI SHAKESPEARE PIÙ FAMOSI: ANALISI DEL SONETTO 116

Tra i Sonetti più famosi non può mancare il numero 116, dedicato alla celebrazione dell’amore romantico, inteso come l’amore ideale e vero. Anche questo sonetto è dedicato al giovane uomo, e Shakespeare esprime la forza e le caratteristiche dell’amore sincero e duraturo, che non è volubile e non muta nonostante i cambiamenti e resiste al passare del tempo. Sebbene l’uomo non sia in grado di comprendere fino in fondo il significato e il valore dell’amore, può comunque capire quanto questo sia forte e duraturo. Infine, Shakespeare dichiara che se dovesse sbagliarsi a proposito della natura perfetta dell’amore, allora dovrebbe rinnegare tutto quello che ha scritto fino a quel momento su questo tema e che, allo stesso tempo, se tale amore non esiste, vuol dire che nessun uomo ha mai amato nel senso profondo da lui descritto. Il testo contiene metafore, personificazioni, simboli e metonimie. Per un’analisi approfondita di questo commento, leggi: Sonetto 116 di Shakespeare, analisi e figure retoriche

Ecco il sonetto 116 di Shakespeare in inglese:
Let me not to the marriage of true minds
Admit impediments. Love is not love
Which alters when it alteration finds,
Or bends with the remover to remove:
O no! it is an ever-fixed mark
That looks on tempests and is never shaken;
It is the star to every wandering bark,
Whose worth’s unknown, although his height be taken.
Love’s not Time’s fool, though rosy lips and cheeks
Within his bending sickle’s compass come;
Love alters not with his brief hours and weeks,
But bears it out even to the edge of doom.
If this be error and upon me proved,
I never writ, nor no man ever loved.

Ecco il testo in italiano del sonetto:
Non sia mai ch’io ponga impedimenti
all’unione di anime fedeli; Amore non è Amore
se muta quando scopre un mutamento,
o tende a svanire quando l’altro s’allontana.
Oh no! Amore è un faro sempre fisso
che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;
è la stella-guida di ogni sperduta barca,
il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza.
Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote
dovran cadere sotto la sua curva lama;
Amore non muta in poche ore o settimane,
ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio.
Se questo è errore e mi sarà provato,
Io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.
SONETTI DI SHAKESPEARE PIÙ FAMOSI: ANALISI DEL SONETTO 130

Il sonetto 130 si distacca dagli altri: in questo caso protagonista del sonetto è la donna amata (e non più il giovane amico) e, invece di decantare la perfezione dell’amato, Shakespeare inizia descrivendo tutti i difetti della sua dolce metà. L’obiettivo è quello di contrapporsi all’ideale romantico della Donna Angelo: la donna descritta dal poeta non è “come il sole”, non ha labbra color corallo, i suoi seni sono grigi e non bianchi come la neve, così come i capelli sono corvini e le sue guance non sono come due rose. La sua voce non è bellissima e non è una dea. Tuttavia, nonostante questi difetti, il poeta dice di amarla veramente, molto più di quanto qualsiasi altro autore possa fare nei confronti di una donna di immaginazione petrarchesca o di dantesca memoria: è meglio una donna vera seppur non perfetta, sembra dirci Shakespeare, che una donna ideale che non esiste. Per questo, nonostante il Bardo prenda a modello i sonetti di Francesco Petrarca, critica la rappresentazione della donna unicamente in quanto donna angelo.

Ecco il testo in inglese del sonetto:

My mistress’ eyes are nothing like the sun;
Coral is far more red than her lips’ red;
If snow be white, why then her breasts are dun;
If hairs be wires, black wires grow on her head.
I have seen roses damask’d, red and white,
But no such roses see I in her cheeks;
And in some perfumes is there more delight
Than in the breath that from my mistress reeks.
I love to hear her speak, yet well I know
That music hath a far more pleasing sound;
I grant I never saw a goddess go;
My mistress, when she walks, treads on the ground:
And yet, by heaven, I think my love as rare
As any she belied with false compare.

Ecco il testo in italiano del sonetto:
Gli occhi della mia donna non sono come il sole;
il corallo è assai più rosso del rosso delle sue labbra;
se la neve è bianca, allora i suoi seni sono grigi;
se i capelli sono crini, neri crini crescono sul suo capo.
Ho visto rose variegate, rosse e bianche,
ma tali rose non le vedo sulle sue guance;
e in certi profumi c’è maggiore delizia che nel fiato che la mia donna esala.
Amo sentirla parlare, eppure so
che la musica ha un suono molto più gradito.
Ammetto di non aver mai visto camminare una dea,
ma la mia donna camminando calca la terra.
Eppure, per il cielo, ritengo che la mia amata si straordinaria
come ogni altra donna falsamente cantata con immagini esagerate.

Leggi anche: Le poesie d’amore di Shakespeare più famose

RIASSUNTI DELL’OPERA DI WILLIAM SHAKESPEARE

Per completezza, oltre ai sonetti più famosi, ti forniamo anche altre nostre risorse su Shakespeare da utilizzare per i tuoi compiti, di italiano e inglese:

Ed ecco per te i riassunti delle trame delle opere più conosciute e studiate:

COMPITI: TUTTI I RIASSUNTI

Se infine hai bisogno di altri riassunti leggi qui: Riassunti libri: tutto per i compiti

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