VINCENT VAN GOGH: I SUOI QUADRI PIU’ FAMOSI. Vincent Van Gogh è uno dei pittori più famosi della fine dell’800: autore di moltissimi disegni e dipinti, molti dei quali considerati tra i lavori che più hanno influenzato lo sviluppo artistico successivo, Van Gogh morì però tristemente suicida, solo e senza fortuna dopo aver combattuto per tutta la sua vita con lo spettro della malattia mentale, sostenuto e compreso soltanto dal fratello Theo, al punto che il suo nome conobbe la fama solo dopo la morte di chi lo portava.
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OPERE D’ARTE DI VAN GOGH: I QUADRI PIU’ FAMOSI. Vi proporremo quelli che sono i quadri più famosi di Van Gogh e già che ci siamo vi invitiamo a leggere il libro “lettere a Theo” (edizioni Guanda) che abbiamo utilizzato per far sì che a presentare i suoi quadri fosse proprio l’autore.
I mangiatori di patate (aprile 1885) – Museo Van Gogh di Amsterdam.
“ Ho voluto, lavorando, far capire che questa povera gente che alla luce di una lampada mangia patate servendosi dal piatto con le mani [n. 151], ha zappato essa stessa la terra dove quelle patate sono cresciute; il quadro, dunque, evoca il lavoro manuale e lascia intendere che quei contadini hanno onestamente meritato di mangiare ciò che mangiano. Ho voluto che facesse pensare a un modo di vivere completamente diverso dal nostro, di noi esseri civili. Non vorrei assolutamente che tutti si limitassero a trovarlo bello o pregevole.” (Van Gogh, “Lettere a Theo”)
Notte stellata (giugno 1889) – Museum of Modern Art di New York
“Vincent (Starry starry night)” – Don McLean
“Starry, starry night
Paint your palette blue and gray
Look out on a summer’s day
With eyes that know the darkness in my soul”
Vaso con quindici girasoli (agosto/settembre) 1888 – National Gallery di Londra.
“Gauguin sarebbe contento di averne una, e molto volentieri faccio a Gauguin un piacere di una certa consistenza. Egli desidera dunque una di quelle due tele: bene, ne rifarò una, quella che vuole. […]. Vedrai che quelle tele daranno nell’occhio.” (Van Gogh, “Lettere a Theo”)
Campo di grano con volo di corvi (luglio 1890) – Van Gogh Museum di Amsterdam. “Ritornato qui mi sono sentito molto triste, e ho continuato a sentire pesare su di me la tempesta che vi minaccia. Che farci – vedete, di solito cerco di essere di buon umore, ma anche la mia vita è attaccata a un filo, anche il mio passo vacilla. Ho temuto – non completamente, ma però un pochino – di avervi spaventato di essere a vostro carico ma la lettera di Jo mi dimostra chiaramente che voi capite che per parte mia sono in travaglio e in pena come voi. Ecco – ritornato qui mi sono rimesso al lavoro – però il pennello mi cadeva quasi di mano – sapendo bene ciò che volevo ho ancora dipinto ancora tre grandi quadri. Sono delle immense distese di grano sotto cieli nuvolosi e non mi sento assolutamente imbarazzato nel tentare di esprimere tristezza, e un’estrema solitudine. Spero che li vedrete fra poco – perché spero di portarveli a Parigi il più presto possibile, perché ho persino fiducia che tutti questi quadri vi potranno dire, ciò che non riesco a dire a parole, ciò che io vedo di sano e di rinfrancante nella campagna.” (Van Gogh, “Lettere a Theo”).
La camera di Vincent ad Arles (ottobre 1888) – Van Gogh Museum di Amsterdam.
“Mio caro Theo, ieri sono stato dal negoziante di mobili per veder di affittare un letto, ecc… Disgraziatamente non si affitta, e si rifiutano anche di vendere a pagamento rateale ogni mese. E’ una cosa molto imbarazzante.”
“Credo che la miglior cosa sia prendere una rete e un materasso, e di farmi un letto per terra nello studio. Perché durante l’estate farà talmente caldo che sarà più che sufficiente così.” (Van Gogh, “Lettere a Theo”).
Autoritratto (settembre 1889, manicomio di SaintRemy) – Museo d’Orsay di Parigi. L’autoritratto segue una delle crisi di Van Gogh, in cui il pittore aveva cercato di uccidersi ingerendo i suoi colori.
“Ho fatto il ritratto all’infermiere e ne ho fatto una copia anche per te. Esso fa un curioso contrasto con il ritratto che ho fatto di me, dove lo sguardo è vago e velato […]”(Van Gogh, “Lettere a Theo”).
Iris (1889) da Vincent Van Gogh – J. Paul Getty Museum di Los Angeles.
Dipinto in manicomio prima della sua prima crisi e durante l’ultimo anno di vita dell’autore “Ebbene, io nel mio lavoro ci rischio la vita e la mia ragione vi si è consumata per metà […]”(Van Gogh, “Lettere a Theo”)
Terrazza del caffè la sera, Place du Forum, Arles (1888) – Museo Kröller-Müller di Otterlo. “[…] Finora non mi hai detto se hai letto Bel-Ami di Guy de Maupassant oppure no e cosa ne pensi del suo talento. Te lo dico perché l’inizio di Bel Ami contiene una descrizione di una notte illuminata di stelle a Parigi con i caffè vivacemente illuminati sul boulevard ed è pressappoco lo stesso soggetto che ho appena dipinto. […]” (Van Gogh, “Lettere a Theo”).
- Tesine