8 studenti su 10 sono a rischio burnout. Stress e ansia sono i problemi più diffusi, spesso esasperati da retribuzioni inadeguate e poche possibilità di carriera. Ecco cosa risulta dai 13mila questionari oggetto di una recente indagine.
Un recente report intitolato “Studiare e Lavorare“, compilato dall’Unione degli Universitari, dalla Cgil e dalla Fondazione Di Vittorio, ha messo in luce le difficoltà affrontate dagli studenti che si trovano a conciliare gli impegni accademici con un lavoro. L’indagine ha rivelato un panorama a dir poco inquietante con la maggior parte degli studenti lavoratori a rischio di burnout a causa dello stress e dell’ansia derivanti dalla precarietà e dalla pressione finanziaria.
Lavoro e Studio: un doppio impegno che per molti diventa ingestibile
Il report ha esaminato la situazione di circa 365.000 studenti universitari che svolgono un lavoro contemporaneamente agli studi (circa il 17% degli iscritti totali nelle università italiane). Molti di questi studenti, soprattutto di età inferiore ai 30 anni, si trovano a lavorare come commessi, camerieri e impiegati: per la maggior parte di loro il lavoro non è una scelta ma una necessità economica che nasce dal bisogno di finanziare i propri studi e garantirsi una certa autonomia economica dalla famiglia.
L’impatto sul benessere psicologico
Uno dei risultati più preoccupanti emersi dall’indagine riguarda l’impatto negativo che il lavoro ha sulla salute mentale degli studenti. La maggior parte degli intervistati ha riportato livelli significativi di stress (78%, quasi 8 su 10), ansia (64%), insonnia (34%), e addirittura depressione (20%), per non parlare dei disturbi alimentari (13%) e di abuso di sostanze (4%). Questi problemi psicologici sono spesso causati dalla precarietà del lavoro, dalla difficoltà nel conciliare gli orari di lavoro con gli impegni accademici e dalla mancanza di sicurezza economica.
Sui problemi di salute mentale incide anche la retribuzione, spesso molto bassa, e le quasi inesistenti prospettive di carriera. Quasi sempre costretti a lavorare con contratti a termine o a tempo parziale, questi studenti lavoratori guadagnano stipendi che non sono sufficienti a coprire le spese quotidiane e i costi degli studi universitari. Questa situazione è particolarmente critica per gli studenti più giovani, che spesso ricevono retribuzioni nettamente inferiori ai 750 euro mensili.
La lotta per il diritto allo studio e il lavoro dignitoso
Il report ha sollevato la necessità di interventi strutturali per sostenere il diritto allo studio e garantire un lavoro dignitoso per tutti gli studenti universitari. Proposte come la gratuità dell’istruzione universitaria e una riforma fiscale progressiva per finanziare il sistema educativo sono state avanzate come possibili soluzioni. Tuttavia, è evidente che servirà un impegno comune da parte delle istituzioni politiche e della società nel suo complesso per affrontare efficacemente questi problemi e garantire un futuro migliore per gli studenti universitari italiani.
Il deputato Antonio Caso del M5s ha affermato che ormai è «quasi totalmente sparito lo studio come strumento per l’ascensore sociale, il diritto allo studio non è quasi mai presente nei temi di questo governo ed anche dietro al merito c’è la lotta di tutti contro tutti e molto individualismo», mentre per il senatore Francesco Verducci e la senatrice Cecilia D’Elia del Pd servono un lavoro comune per un intervento strutturale a sostegno del diritto allo studio in Italia, onde evitare che le università telematiche sostituiscano la mancanza di welfare nel nostro Paese.