Il governo ha approvato una bozza della legge di bilancio che prevede il taglio di 5.660 insegnanti e 2.174 tra segretari e bidelli per l’anno scolastico 2025/2026. Valditara promette un cambio in Parlamento, ma i sindacati sono già pronti alla battaglia.
Nel testo della legge di bilancio appena approvato dal Consiglio dei ministri si prospetta una significativa riduzione del personale scolastico per il prossimo anno. Secondo quanto riportato, sembra che ci sarà una riduzione di 5.660 docenti e 2.174 persone tra personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA). Il motivo? Il costante calo demografico che affligge il Paese negli ultimi anni, con le scuole che hanno visto una diminuzione di oltre 100.000 alunni ogni anno.
Il ministro Valditara ha però cercato di rassicurare l’opinione pubblica, affermando che il “presunto taglio” sia in realtà solo una “misura transitoria di riduzione del turnover” che non dovrebbe intaccare l’organico effettivo delle scuole e che ci sarà spazio per chiarire e, possibilmente, modificare questa misura durante il dibattito parlamentare. In altre parole, il ministro punta a trasformare il taglio in un semplice blocco del turnover, dove i posti lasciati vacanti dai pensionamenti non saranno immediatamente coperti da nuove assunzioni.
Nonostante queste rassicurazioni, i sindacati sono in allerta e preparano una mobilitazione per difendere i posti di lavoro. La situazione appare tesa, soprattutto considerando che queste misure potrebbero rappresentare il primo vero taglio al personale scolastico dai tempi della riforma Gelmini, con effetti importanti sulla qualità dell’istruzione e sui carichi di lavoro dei docenti e del personale ATA.
Le reazioni politiche e le critiche all’interno del Parlamento
Le reazioni al testo della legge di bilancio non si sono fatte attendere. Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Partito Democratico, ha espresso forte preoccupazione per quanto previsto nel piano del governo. “Siamo molto preoccupati per il taglio agli organici della scuola previsto in legge di bilancio”, ha affermato, sottolineando come la riduzione di personale sia stata decisa in un contesto già difficile, con classi sempre più affollate e segreterie scolastiche gravate da un numero crescente di compiti amministrativi. Manzi ha poi accusato il governo di “tagli lineari scritti nero su bianco”, parlando di una decisione “vergognosa” che colpirà uno dei settori più delicati e importanti del Paese.
Anche Antonio Caso, deputato del Movimento 5 Stelle, ha duramente criticato le misure della legge di bilancio, definendo il piano del governo come una “mannaia” che si abbatterà sul sistema scolastico. Secondo lui, il governo avrebbe dovuto investire nella scuola e non tagliare ulteriormente le risorse a disposizione, soprattutto in un momento in cui l’istruzione dovrebbe essere al centro delle priorità nazionali.
Scendono anche i fondi per il sostegno
Tra le manovre previste dalla legge di bilancio ci sarebbe anche la riduzione dei fondi per la “Carta del docente”, che passerebbe da 500 a meno di 400 euro all’anno. Inoltre, nonostante il fondo per la valorizzazione del merito, pari a meno di 400 milioni di euro, sia stato inserito nella manovra, la sua destinazione rimane ancora incerta, alimentando ulteriori dubbi tra gli addetti ai lavori. Tutti questi tagli rappresentano un chiaro segnale di disinvestimento in uno dei settori più importanti del Paese.
La battaglia per il futuro della scuola italiana sembra quindi destinata a intensificarsi nei prossimi mesi. Con il dibattito parlamentare alle porte, insegnanti, sindacati e opposizioni politiche preparano le loro mosse, mentre il governo dovrà decidere se confermare o modificare le disposizioni previste nella legge di bilancio.