La tassa di soggiorno nel 2015 ha garantito ai 735 comuni italiani che hanno scelto di adottarla entrate per 429 milioni di euro. A rivelarlo è un recente studio realizzato da Federalberghi nell’ambito dell’Osservatorio sulla fiscalità locale. L’associazione degli albergatori italiani invoca misure urgenti per rendere la tassa di soggiorno il più possibile omogenea sul territorio italiano e non penalizzare l’industria del turismo, una delle poche ancora fertili in Italia.
L’imposta, reintrodotta nell’ordinamento italiano nel maggio del 2010 a vent’anni dalla sua abolizione, secondo gli albergatori viola il principio “no taxation without representation”. L’utilizzo degli introiti ricavati dalla tassa di soggiorno non è infatti in alcun modo sotto il controllo del soggetto tassato.
Federalberghi invoca un superamento della tassa di soggiorno, attualmente applicata nel 9% degli 8.047 comuni italiani. Tutte le attività produttive che beneficiano del turismo dovrebbero contribuire alle spese dell’amministrazione comunale legate al settore. Nel frattempo è opportuno che il governo vigili affinché i limiti stabiliti dalla legge non vengano superati dalle amministrazioni locali e gli enti territoriali utilizzino il gettito per rilanciare e sostenere il turismo. Molti comuni infatti usano l’imposta semplicemente per fare cassa.
Dall’analisi di Federalberghi è emerso che il 60% dei comuni che applicano la tassa di soggiorno si trova al Nord, laddove si concentrano il 56,3% della capacità ricettiva nazionale e il 66,8% dei clienti.
Tassa di soggiorno: la classifica delle città più care d’Italia
Le città d’arte che applicano la tassa di soggiorno sono 65. I maggiori introiti derivanti dall’imposta si registrano a Roma, Milano, Venezia e Firenze, che da sole incassano ogni anno 238 milioni di euro, pari a oltre il 55% del gettito totale. La Capitale è la città che ricava i maggiori introiti dalla tassa di soggiorno. Secondo le stime nel 2015 nelle casse pubbliche romane dovrebbero entrare dall’imposta 123 milioni di euro, pari al 28,7% del gettito nazionale. Solo il 6% dei ricavi viene effettivamente destinato alla filiera turistica.
Roma è la città con la tassa di soggiorno più costosa, seguita da Viareggio, Milano, Torino e Firenze. Si va dai 3 euro per un pernottamento in un hotel a 1 stella ai 7 euro a notte sborsati dai clienti degli alberghi a 5 stelle. Una famiglia di 3 persone che soggiorna in un albergo a 3 stelle della Capitale per due giorni spende mediamente 24 euro.
Al Sud tra le città più care c’è Palermo, con un’imposta di 0,50 centesimi a notte in un albergo a 1 stella e fino a 3 euro a notte nelle strutture più lussuose.