Si può far ridere gli spettatori con una sitcom intitolata I Hate My Teenage Daughter (Odio la mia figlia adolescente)? Evidentemente la Fox ha pensato di sì, visto che ha debuttato negli Stati Uniti il 30 novembre questa nuova serie basata sui conflitti generazionali genitori-figli.
Protagoniste della sitcom sono le due amiche Annie e Nikki, interpretate dalle attrici Jamie Pressly e Katie Finneran. I loro anni del liceo sono stati rovinati dall'essere prese di mira dalle compagne belle, popolari, viziate e abituate ad ottenere quello che volevano. Ora si ritrovano ad essere due madri divorziate in continua lotta con le loro figlie adolescenti, ritratto perfetto delle ragazze che più hanno odiato da giovani.
La sitcom cerca di far ridere lo spettatore mettendo in scena i conflitti tra due generazioni e modi di vivere incompatibili. Il risultato però è l'opposto: non si sorride di fronte alla totale incomunicabilità ma si rimane dispiaciuti nel vedere la famiglia non trovare un modo per vivere in serenità. Il ritratto che I Hate My Teenage Daughter offre dei nuclei famigliari è infatti sconsolante: padri assenti, madri che per evitare alle figlie i traumi da loro vissuti le spingono ad essere carnefici invece che vittime, ragazze che non esitano a colpire nei punti deboli pur di ottenere ciò che vogliono.
Le associazioni dei genitori possono però stare tranquille: non c'è nessuna traccia dell'odio annunciato nel titolo e, sopratutto, ogni puntata ha un suo "lieto fine". Nel primo episodio, ad esempio, le due ragazze rinchiudono in un bagno della scuola un ragazzo in sedia a rotelle, le madri decidono di punirle vietando loro di andare al ballo della scuola ma ricordano quanto hanno sofferto in situazioni simili alla loro età e decidono di portarle alla festa, credendo anche alle loro bugie sulle motivazioni del loro gesto. Ovviamente ci sarà un lieto fine con morale e le cattiverie non rimarranno impunite, nella totale assenza di risate; il difetto peggiore per una serie televisiva comica.
Nemmeno l'ottima recitazione del cast salva però una sitcom senza personalità. Rimane la delusione per il modo in cui gli sceneggiatori non siano riusciti a sdrammatizzare i problemi quotidiani di tante famiglie con originalità, simpatia ed offrendo magari spunti di riflessione ma si siano limitati a ridicolizzare i propri protagonisti.